La causa intentata da una società texana di oleodotti contro Greenpeace per diffamazione, interruzioni e presunti attacchi durante le proteste contro il Dakota Access Pipeline sarà al centro di un processo che inizierà lunedì nel Dakota del Nord. Greenpeace ha definito il caso una minaccia diretta alla libertà di parola e al futuro delle proteste pacifiche. La vicenda risale alle manifestazioni del 2016 e 2017 contro il previsto attraversamento del fiume Missouri da parte dell’oleodotto, a monte della riserva della tribù Sioux di Standing Rock. La tribù ha denunciato a lungo che il progetto rappresenta un rischio per le loro risorse idriche. Energy Transfer sostiene che Greenpeace abbia tentato di ritardare la costruzione del progetto, coordinando atti di vandalismo. La richiesta di risarcimento ammonta a milioni di dollari. Greenpeace International ha dichiarato di non dover essere coinvolta, essendo un’entità separata dalle organizzazioni USA. Secondo l’organizzazione ambientalista, la causa è un tentativo di silenziare le critiche contro l’industria petrolifera. “Questo processo rappresenta una sfida cruciale per il futuro del Primo Emendamento, mettendo a rischio la libertà di parola e il diritto alla protesta pacifica – ha dichiarato Sushma Raman, direttrice esecutiva ad interim di Greenpeace USA – Un verdetto negativo potrebbe avere gravi ripercussioni sui diritti di tutti, inclusi giornalisti, attivisti e cittadini impegnati nel dibattito pubblico”. Energy Transfer sostiene che chiunque abbia partecipato a tali attività debba essere ritenuto responsabile per le azioni collettive dei manifestanti. Parallelamente, Greenpeace International ha avviato una causa presso il tribunale di Amsterdam contro Energy Transfer, accusando la società di intimidazione e chiedendo il risarcimento per i costi legali e i danni subiti.
