giovedì, 13 Febbraio, 2025
Attualità

Istat. Produzione industriale: -3,1% a dicembre, tonfo di -7,1% su anno. Pesano automotive e moda. Bene energia e alimentari

Gelo anche sugli investimenti. Il costo della frenata supera i 42 miliardi

Concause plausibili ma tutte pesanti che frenano la produzione industriale con una congiuntura negativa che non lascia scorgere per ora spiragli di una svolta positiva significativa. La caduta viene registrata nell’ultimo rapporto Istat, che segnala come la produzione industriale 2024 chiuda in negativo, con risultati peggiori rispetto all’anno precedente. A dicembre l’ennesima flessione consecutiva con un calo significativo che si attesta su un meno 7,1% su base annua e del meno 3,1% rispetto a novembre.

Frenata che dura da 23 mesi

A conti fatti per ritrovare una situazione così difficile bisogna tornare al blocco produttivo imposto dalla pandemia e dal fermo causato dal Covid. I numeri di oggi sono migliori ma la crisi è evidente.
Si tratta di 23 mesi, come calcola l’Istituto nazionale di statistica, in cui la produzione industriale, in Italia registra una scivolata nel dato tendenziale, che per il comparto manifatturiero si traduce in incassi stimati pari a 42 miliardi di euro, con una frenata media del 3,5% dopo il -2% del 2023.

Difficoltà per automotive e moda
Le concause della flessione

A incidere secondo gli analisti è stata anche la scelta di numerose aziende che hanno deciso di prolungare la pausa natalizia e posticipare la riapertura di qualche giorno a gennaio. Oltre questo dato un tema riguarda i problemi che hanno due specifici settori, in primis quello dell’automotive e a seguire quello della moda. Aree produttive che vedono una situazione difficile, e in particolare per la produzione di auto. L’automotive registra un vero tonfo, con un drammatico meno 43%, che ha avuto un effetto domino negativo declinabile ad esempio sul ricorso alla Cassa integrazione per i lavoratori del gruppo Stellantis. Come osservato anche il settore moda vive momenti difficili, in questo caso la flessione è superiore al 18%.

Giù metallurgia, legno e carta

In questo scenario c’è da includere la diminuzione della metallurgia, così come le nuove difficoltà che investono la produzione di macchinari e il settore legno-carta che flettono oltre il 9%. Ad alimentare le criticità anche il gelo degli investimenti che, ad esempio, nel settore dei macchinari con un meno 17,4%. La frenata ha molte sfaccettature, una ad esempio, l’attesa per le misure di Transizione 5.0. Si tratta degli incentivi auspicati dalle imprese che attendono la possibilità di averne accesso, attraverso il portale del Gestore servizi energetici. La richiesta di incentivi alle aziende segna una accelerazione con i crediti di imposta prenotati per 384 milioni di euro. Una cifra che tuttavia segna poco più del 6% del totale a disposizione.

C’è anche chi cresce

Infine da annotare che tre settori riescono per motivi diversi ad avere performance positive, si tratta dell’energia elettrica, dell’attività estrattiva e quello alimentare, che hanno hanno registrato, a dicembre, una produzione in crescita.

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