Più riposo che sport. Sarà la fatica quotidiana, sarà anche l’età ma sulle innevate cime montane l’ideale è non affaticarsi ma trovare il giusto relax. Lo sostiene l’Osservatorio Turismo Confcommercio-SWG, che sottolinea come entro fine marzo saranno otto milioni gli italiani in vacanza sulle montagne, che spenderanno in media intorno ai 380 euro a testa. Le presenze saranno leggermente in calo rispetto al 2024 e frutto soprattutto di una programmazione più tardiva, tendenza che si è consolidata in questi ultimi anni. Il dato emerge dal focus sulle vacanze in montagna tratto dall’Osservatorio Turismo Confcommercio realizzato per il primo trimestre 2025, in collaborazione con Swg.
Un turismo mordi e fuggi
L’Osservatorio sottolinea che saranno vacanze “mordi e fuggi”, con una durata massima di 4-5 giorni, tanto che solo il 10% di quanti prevedono di fare una vacanza in montagna ha programmato la classica settimana bianca, e spesa media pro capite intorno ai 380 euro. “Otto italiani su dieci”, calcola l’Osservatorio, “resteranno esclusivamente entro i confini nazionali: Trentino e Alto Adige le più gettonate, con a ruota Valle d’Aosta e Piemonte, poi la Lombardia che però perde in attrattività. E il 9% andrà solo sulla neve di oltreconfine, soprattutto sui crinali alpini di Svizzera, Austria e Francia”.
Obiettivo riposo
Quanto alla struttura ricettiva scelta per il soggiorno per questo tipo di vacanza – si tratta soprattutto di viaggi di coppia (64%) o in famiglia (40%) – si andrà soprattutto in albergo, con il 14% che sceglierà comunque soluzioni tipiche del contesto montano come baite, chalet e rifugi. Ma cosa si farà sulla neve? “Un terzo praticherà sport invernali, prevalentemente lo sci, ma la maggior parte delle persone ha come obiettivo il riposo (51%)”, rivela la Confcommercio, “le escursioni naturalistiche (46%), le degustazioni enogastronomiche (29%) e il relax in spa e centri benessere (25%). Una tendenza, quest’ultima, che ha profondamente modificato, negli anni, le caratteristiche dell’offerta di servizi turistici in montagna”, conclude l’Osservatorio, “rendendo i flussi meno dipendenti dalle condizioni dell’innevamento, incognita sempre più rilevante e difficile da controllare”.