“Dopo aver esaminato tutti gli aspetti politici, di sicurezza e umanitari, e comprendendo che l’accordo proposto sostiene il raggiungimento degli obiettivi della guerra, la Commissione dei Ministri per gli Affari di Sicurezza Nazionale (Gabinetto politico) ha raccomandato al governo di approvare il piano proposto”. Lo riferisce l’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu il quale ha comunque assicurato, dopo aver firmato l’accordo, che “se i negoziati sulla fase due dell’accordo falliscono e Hamas non accetta le richieste di sicurezza, l’Idf tornerà a combattere intensamente a Gaza con il sostegno degli Stati Uniti”.
I termini dell’accordo
Secondo i media Israeliani, che citano una copia trapelata dell’accordo, nella prima fase oltre 1.700 detenuti palestinesi saranno liberati in cambio di 33 ostaggi. Hamas consegnerà l’elenco degli ostaggi che verranno liberati 24 ore prima del rilascio: a seconda dei nomi, Tel Aviv deciderà le liste dei detenuti palestinesi che saranno rimessi in libertà nello scambio. I familiari dei rapiti sono stati informati ieri sui nomi degli ostaggi che saranno rilasciati nella prima fase dell’operazione, ma l’elenco non indica le loro condizioni, nè se siano ancora vivi o morti.
Hamas: possibile grazie a Trump
Secondo il responsabile delle relazioni politiche e internazionali di Hamas, Basem Naim, in un’intervista al network saudita Al Arabiya, l’intesa non sarebbe stata raggiunta “senza la pressione dell’amministrazione entrante guidata dal presidente Trump, perché il suo inviato nella regione, Witkoff, è stato qui negli ultimi giorni” e “esercitava pressione, soprattutto sul governo israeliano”. L’esponente di Hamas ha quindi attribuito il ritardo di mesi nel raggiungere l’accordo “alla riluttanza, forse complice, dell’amministrazione Biden”.
Kaja Kallas (Ue): passo per una pace duratura
Alla notizia l’Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera, Kaja Kallas ha commentato: “è un importante passo per una pace duratura, un ottimo inizio. L’Ue lavorerà con i partners per portare aiuti a Gaza, è nostro interesse che gli aiuti arrivino” a destinazione. L’Ue “è impegnata per la soluzione dei due Stati”, ha aggiunto Kallas spiegando che Bruxelles ha iniziato il lavoro per “l’impego della missione a Rafah”, per cui serve l’invito di entrambe le parti (Israele e Anp) e l’ok dell’Egitto.
Crosetto, 50 tonnellate di aiuti umanitari
Intanto prosegue l’impegno umanitario della Difesa a favore della popolazione nella Striscia di Gaza: è partita ieri dal porto di Monfalcone (GO) una nave diretta a Cipro con a bordo oltre 50 tonnellate di beni di prima necessità raccolti dalla “Confederazione Nazionale delle Misericordie d’Italia”. Il materiale verrà successivamente trasferito a Gaza. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, che ha autorizzato l’iniziativa, ha dichiarato: “L’Italia anche in questa occasione dimostra di essere al fianco di chi soffre e continuerà a fare tutto il possibile per dare speranza a chi, come a Gaza, vive momenti difficilissimi”.
Ben Gvir: sono inorridito
Ma non mancano le voci contrarie, in particolare l’estrema destra israeliana: “Se fino a ieri ero inorridito da questo accordo, oggi quando viene rivelato che terroristi con l’ergastolo vengono rilasciati a Gerusalemme, in Cisgiordania, quando tutti sanno che cercheranno di fare di nuovo del male e a uccidere di nuovo, mi prende l’ansia”, ha scritto su X il ministro di ultradestra israeliano Itamar Ben Gvir, che ha votato contro l’accordo nella riunione di gabinetto e ieri ha annunciato che si dimetterà. “Mi rivolgo agli amici del Likud e del sionismo religioso, non è troppo tardi, questo accordo può essere fermato”, ha aggiunto.
Guterres (Onu): Israele cessi le operazioni nel sud del Libano
Intanto il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, in visita in Libano, ha dichiarato venerdì che “la continua occupazione” del Libano meridionale da parte di Israele in quanto “violazione della Risoluzione 1701” deve “cessare”, a quasi due mesi dalla tregua che ha posto fine alla guerra con Hezbollah. Anche se, ha aggiunto, i Caschi Blu hanno scoperto “più di 100 nascondigli di armi appartenenti a Hezbollah o ad altri gruppi armati dal 27 novembre”, giorno dell’entrata in vigore della tregua.