Jean-Marie Le Pen, fondatore del “Fronte Nazionale”, partito politico francese di estrema destra, è morto all’età di 96 anni. Conosciuto per la sua retorica infuocata contro l’immigrazione e il multiculturalismo, Le Pen ha lasciato un’impronta indelebile nella politica transalpina. La notizia della sua scomparsa è stata confermata da Jordan Bardella, attuale presidente del Rassemblement National, su X. Nel corso della sua carriera, Le Pen è stato una figura polarizzante, spesso al centro di accese polemiche a causa delle sue dichiarazioni provocatorie. Tra queste, la sua negazione dell’Olocausto, che gli è costata molteplici condanne legali. Nel 2002, riuscì a raggiungere il secondo turno delle elezioni presidenziali. La figlia Marine Le Pen ha trasformato il “Fronte Nazionale” in una delle forze politiche più influenti del paese, cercando di prendere le distanze dall’immagine radicale del padre. Nonostante la sua espulsione dal partito nel 2015, l’eredità divisiva di Le Pen continua a esercitare un’influenza significativa sulla politica francese. La sua scomparsa avviene in un momento critico per la figlia, che si trova a fronteggiare la possibilità di una detenzione e di un divieto di candidatura a causa di un processo in corso. Jean-Marie Le Pen, famoso per il suo carisma e la sua abilità oratoria, si considerava un uomo con una missione, ovvero quella di preservare l’identità francese. Ex paracadutista e legionario straniero, ha guidato i suoi sostenitori in battaglie politiche con un inconfondibile stile teatrale. Recentemente, era stato sollevato da un processo per appropriazione indebita di fondi del Parlamento europeo a causa di problemi di salute. Con 11 condanne alle spalle, tra cui incitamento all’odio antisemita, Le Pen era stato posto sotto tutela legale a febbraio per il peggioramento delle sue condizioni di salute.
