Tenere in conto ciò che è stato finora realizzato “attraverso regole sobrie che hanno accompagnato le trasformazioni del commercio italiano”. È l’invito della Confcommercio in merito alla proposta di legge che prevede la chiusura delle strutture commerciali durante le sei principali festività nazionali.
La proposta di FdI
Confcommercio commenta il contenuto della proposta di legge presentata il 17 dicembre scorso alla Camera da Fratelli d’Italia che prevede la chiusura delle strutture commerciali durante le sei principali festività nazionali, ovvero Capodanno, Pasqua, Primo Maggio, Ferragosto, Natale e Santo Stefano. “Sulla scorta delle disposizioni vigenti fin dal 2006 e, dunque, nel rispetto dei principi costituzionali di tutela della concorrenza e di utilità sociale, il modello italiano di pluralismo distributivo – caratterizzato da una vitale compresenza di piccole, medie e grandi superfici di vendita – ha mostrato sul campo la capacità di costruire una risposta di servizio che fa sintesi, anche in materia di aperture nelle giornate domenicali e festive, delle ragioni e delle esigenze di imprese, lavoratori e consumatori”.
Attrattiva territoriale
“La contrattazione collettiva di qualità“, continua la Confederazione, “cioè quella esercitata da chi realmente rappresenta il mondo delle imprese e il mondo del lavoro ha, per parte sua, efficacemente regolato le maggiorazioni retributive per il lavoro festivo, oltre che domenicale, nonché, nel rispetto delle disposizioni di legge, il diritto al riposo settimanale. Tutto ciò ha mostrato di giovare anche in termini di impulso all’attrattività territoriale di grandi città e di piccoli comuni e di parziale mitigazione dell’asimmetria regolatoria tra commercio fisico e commercio online. Ne rende oggettiva testimonianza la crescente importanza dei fatturati registrati nei punti di vendita nelle giornate domenicali e festive”.
Mercato e regole
“Come sempre”, osserva la Confcommercio, “siamo pronti al confronto su tutto. Ma, al contempo, riteniamo che, in termini di metodo e di merito, sia indispensabile tenere in adeguato conto quanto è stato realizzato attraverso regole sobrie che hanno accompagnato le trasformazioni del commercio italiano: regole e trasformazioni che, oggi più che mai, andrebbero supportate attraverso robuste politiche attive e con la tutela del principio ‘stesso mercato, stesse regole’”.
Cgil: norme da cambiare
In una nota di commento a Filcams Cgil sottolinea l.
“Da quando il governo Monti ha approvato il decreto Salva Italia, la Filcams Cgil non ha mai rinunciato a rivendicare la necessità di regolamentare le aperture nelle domeniche e nei festivi, chiedendo dignità per le migliaia di lavoratrici ed i lavoratori impiegati nel settore del commercio. La nostra posizione è nota da tempo: riteniamo indispensabile un cambio normativa che regolamenti finalmente il settore e che non deleghi alle sole imprese la decisione di aprire o meno in maniera del tutto arbitraria. Al contrario, siamo convinti che questa decisione debba essere il frutto di un processo di concertazione tra sindacati, enti locali e imprese e che dunque tenga conto delle esigenze e dei diritti di tutti”.
Cisl, aperti alla discussione
“Riteniamo interessante la proposta di legge sulla disciplina dei giorni di chiusura obbligatoria degli esercizi commerciali in occasione delle principali festività nazionali. Già dal 2012 diverse forze politiche si erano impegnate ad intervenire per regolamentare il tema, ma nulla si è concretizzato. Noi preferiremmo fossero comprese tutte le festività”, dice il segretario generale della FIisacat Cisl, Davide Guarini, “ma quanto proposto per noi è valutato un buon inizio. Siccome il periodo in cui si colloca la discussione non sembra essere pre-elettorale, potrebbe essere una proposta condivisibile bipartisan, che potrebbe realmente concretizzarsi nell’interesse delle addette e degli addetti del commercio e della distribuzione moderna organizzata. Non crediamo che un intervento di questa portata possa mettere in difficoltà la sostenibilità del settore così come alcune valutazioni hanno teso a mettere in evidenza””
La bocciatura di Confimprese
“È una proposta anacronistica che non tiene conto delle dinamiche del retail e delle esigenze dei consumatori. Rappresenta un ritorno al passato”, dice Mario Resca, presidente di Confimprese, “e un assist formidabile all’online che lavora 24 ore su 24 e 7 giorni su 7. Rischiamo di perdere posti di lavoro e fatturati con ricadute sull’intera filiera, senza contare che i festivi generano il 40% del fatturato dell’intera settimana. Siamo per il libero mercato e la libera concorrenza e faremo di tutto per evitare che la proposta diventi legge”.
La Coop apprezza
“Siamo da sempre favorevoli a una migliore conciliazione fra tempi di vita e tempi di lavoro”spiega Ernesto Dalle Rive, presidente Ancc-Coop (Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori”, e riteniamo una norma di questo tipo non in contrasto con il principio di liberalizzazione. Le nostre cooperative già osservano la chiusura nelle principali Festività laiche e religiose dell’anno”.
Federdistribuzioni: mondo cambiato
Per il presidente nazionale di Federdistrbuzione, Carlo Buttarelli, “il tema della proposta di legge è senz’altro importante per il nostro settore, siamo pronti ad offrire il nostro punto di vista con alcune considerazioni che non vogliono essere di natura ideologica ma che consideriamo necessariamente da valutare nel percorso normativo. Occorre tenere conto di come è cambiato il mondo del lavoro e quello dei consumi, e di come le imprese italiane si confrontano con piattaforme internazionali del commercio on-line che non hanno invece alcun limite di orario e di regolamentazioni sulle promozioni”.