Prosegue il flusso di siriani in uscita dalla Turchia, con immagini di lunghe file ai valichi di Cilvegozu, Yayladagi e Zeytindali, situati nella provincia di Hatay. Tra il 9 e il 13 dicembre, ha reso noto il ministro degli Interni Ali Yerlikaya,7.621 profughi siriani in Turchia hanno fatto rientro nel proprio Paese d’origine, abbandonato anni prima a causa della guerra. La gendarmeria e la Croce rossa turca stanno dando la precedenza a famiglie con donne e bambini e fornendo assistenza alle lunghe file di profughi in attesa di tornare a casa.
Al-Jolani: “Curdi torneranno in zone dominate da Ankara”
Il leader della coalizione di ribelli, Abu Mohamed al Jolani, ha promesso al popolo curdo siriano che potrà tornare nelle zone finora controllate dalla Turchia e dai ribelli filo-turchi. “I curdi fanno parte della patria. Sono stati sottoposti a grandi ingiustizie, come noi, e se Dio vuole, l’ingiustizia sarà eliminata. Se Dio vuole, nella prossima Siria, i curdi saranno fondamentali. Vivremo insieme, se Dio vuole, e tutti otterranno i loro diritti per legge. Da oggi non ci saranno più ingiustizie contro il nostro popolo curdo”, ha detto in un video pubblicato sul resoconto ufficiale del Comando delle operazioni militari. La leadership politica dell’autoproclamata Amministrazione Autonoma della Siria del Nord e dell’Est ha ribadito ieri il suo appello per un cessate il fuoco generale con gli insorti che hanno rovesciato il regime di Al Assad e ha chiesto di lavorare per un futuro “unificato” democratico” per il Paese.
L’inviato Onu per la Siria: speriamo in rapida fine delle sanzioni
La Siria del dopo-Assad ha bisogno subito di più aiuti umanitari e di un “sistema giudiziario credibile”, senza “vendette”, ha detto l’inviato Onu per la Siria Geir Pedersen arrivando ieri mattina a Damasco senza un programma ufficiale dopo aver partecipato venerdì in Giordania a colloqui con diplomatici americani, arabi, europei e turchi. Il suo staff non ha precisato se incontrerà Abu Muhammad al-Jolani. Pedersen, chiedendo che vengano accertate le “responsabilità” del regime di Bashar al-Assad ha aggiunto “Dobbiamo assicurarci che tutto questo passi da un sistema giudiziario credibile”. Sono anche necessari più aiuti, “immediati” per il Paese: “La Siria è attraversata da una crisi umanitaria enorme, dobbiamo garantire che riceva immediatamente una maggiore assistenza umanitaria”.
Turchia: pronti a dare aiuti militari a nuovo governo Siria
La Turchia è pronta a fornire aiuti militari alle nuove autorità siriane e addestramento all’esercito qualora il nuovo governo di Damasco dovesse richiedere la collaborazione di Ankara. Lo ha annunciato il ministro della difesa Yasar Guler, affermando che al nuovo governo dovrebbe essere data una possibilità e che la Turchia è “pronta a fornire il supporto necessario se la nuova amministrazione lo richiede”. Guler ha così ribadito la vicinanza della Turchia alla Siria nata dalla fine del regime della famiglia Assad: “è giusto che il nuovo governo sia sostenuto dai Paesi vicini e gli sia concessa una possibilità. La Turchia farà la propria parte, siamo pronti a fornire addestramento al nuovo esercito siriano se Damasco dovesse chiedercelo”. Il ministro turco ha poi ribadito la linea della tolleranza zero nei confronti delle milizie separatiste curde di Ypg: “O spariscono loro o le faremo sparire”
Blinken, Israele ha raggiunto obiettivi a Gaza, ora accordo
Il Segretario di Stato americano Antony Blinken, parlando in conferenza stampa dalla Giordania, ha detto che Israele ha ”già da tempo” raggiunto ”gli obiettivi militari fondamentali necessari per contribuire a garantire che il 7 ottobre” non si ripeta più. Ora che l’Idf ha smantellato le capacità militari di Hamas “è il momento di concludere finalmente un accordo per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi”. Per questo Blinken ha garantito che Hamas ”non otterrà la guerra più ampia che ha a lungo cercato” e ha ribadito che mentre gli sforzi per il cessate il fuoco continuano, ”continuiamo a raddoppiare e triplicare gli sforzi per far arrivare l’assistenza alle persone di Gaza che ne hanno bisogno”, sottolineando che il numero di camion di aiuti nella Striscia è aumentato ”significativamente” negli ultimi giorni.
Israele chiude ambasciata a Dublino, “Scelta deplorevole”
Il ministero degli Esteri israeliano ha annunciato ieri la chiusura dell’ambasciata israeliana a Dublino, dopo che la scorsa settimana l’Irlanda ha annunciato che si sarebbe unita alla causa del Sudafrica contro Israele presso la Corte internazionale di giustizia per un possibile genocidio a Gaza. “L’Irlanda ha superato tutte le linee rosse nelle sue relazioni con Israele”, ha dichiarato il ministro degli Esteri Gideon Saar in un comunicato, definendo le azioni e la retorica dell’Irlanda “antisemite”.
Il primo ministro irlandese Simon Harris ha risposto definendo “profondamente deplorevole” la scelta del governo israeliano. “Respingo assolutamente l’affermazione secondo cui l’Irlanda è anti-israeliana. L’Irlanda è a favore della pace, dei diritti umani e del diritto internazionale”, ha scritto su X. “Vogliamo una soluzione a due Stati e che Israele e Palestina vivano in pace e sicurezza. L’Irlanda si farà sempre sentire a favore dei diritti umani e del diritto internazionale. Niente potrà distrarti da ciò”.