Un tribunale di Hong Kong ha inflitto, martedì, pene fino a 10 anni nei confronti di diversi attivisti pro-democrazia. Si tratta del più grande processo legato alla legge sulla sicurezza nazionale, accusata di soffocare il dissenso. Benny Tai, ex professore di diritto, ha ricevuto la pena più lunga, 10 anni, tra le 45 condanne emesse dal 2020, mentre per altri la misura della pena è variata da quattro anni e due mesi a sette anni e nove mesi. Dopo aver organizzato primarie non ufficiali nel luglio 2020, per aumentare le chance dei democratici nelle elezioni legislative, gli imputati rischiavano l’ergastolo per cospirazione alla sovversione, uno dei reati previsti dalla legge. La Corte ha dichiarato che il piano avrebbe potuto causare una crisi costituzionale, ignorando le argomentazioni di legalità degli imputati. Molti erano stati detenuti senza cauzione dal 2021. Maya Wang di Human Rights Watch ha sottolineato come le condanne dimostrino il crollo delle libertà civili e dell’indipendenza giudiziaria a Hong Kong. Il governo nega queste accuse, sostenendo di agire secondo la legge. Pechino sostiene Hong Kong nel proteggere la sicurezza nazionale. Dei 47 imputati, 31 si sono dichiarati colpevoli sperando in pene minori. Tra di loro, vari politici pro-democrazia hanno collaborato con l’accusa. John Burns, esperto di politica, afferma che il processo mira a eliminare l’opposizione e rieducare la popolazione su come agire politicamente. Nonostante l’influenza di Pechino, un sondaggio del 2023 ha mostrato un forte sostegno popolare a un sistema democratico multipartitico. Molti si sono radunati fuori dal tribunale per assistere alla sentenza, considerandola ingiusta e temendo per la democrazia a Hong Kong.