Secondo l’allarme lanciato da Save the Children, l’escalation del conflitto in Libano ha costretto circa 300.000 bambini, molti dei quali siriani, a cercare rifugio in Siria, un Paese in cui le condizioni umanitarie sono ai minimi storici. Questo esodo di minori, che spesso si trovano a viaggiare da soli e a rischio di abusi, malattie e malnutrizione, si inserisce in un contesto già devastato da tredici anni di guerra e dalla crisi economica e sociale che ha travolto il Paese. L’Organizzazione ha riportato che i bambini in fuga rappresentano il 60% dei nuovi sfollati, molti dei quali con esigenze urgenti di cibo, cure mediche e riparo, soprattutto in vista del rigido inverno. La situazione è drammatica: il 72% della popolazione siriana, circa 16,7 milioni di persone, ha attualmente bisogno di assistenza umanitaria, e quasi la metà sono bambini. Maysa, una rifugiata siriana costretta a fuggire dal Libano con la sua famiglia, racconta le difficoltà quotidiane: “Di notte si gela e non ho niente per tenere i miei figli al caldo. Mio figlio si è ammalato per il freddo, e ci resta poco cibo. Vivo nella costante preoccupazione di assicurare loro cibo e vestiti”. Le parole di Maysa dipingono una realtà fatta di privazioni e sofferenze, resa ancora più amara dalla difficoltà di reperire beni essenziali come cibo e vestiti, mentre il costo degli alimenti in Siria continua a salire.
Situazione grave
Rasha Muhrez, Direttore della risposta di Save the Children in Siria, ha sottolineato la gravità della situazione: “Molti di questi bambini e le loro famiglie, fuggiti anni fa in Libano per cercare sicurezza, ora tornano in una Siria dove le condizioni sono ancora peggiori. Il costo del cibo è quasi raddoppiato rispetto all’anno scorso e il salario minimo copre solo una minima parte delle necessità alimentari. Senza il sostegno della comunità internazionale e senza un cessate il fuoco, le sofferenze della regione sono destinate ad aumentare”. Save the Children è in prima linea nella risposta umanitaria, distribuendo coperte, cibo, acqua e beni di prima necessità. L’Organizzazione, attiva in Siria dal 2012 e in Libano dal 1953, chiede con urgenza nuovi fondi internazionali per garantire l’accesso ai servizi di base, al supporto educativo e alla salute mentale dei minori, e per attivare programmi di recupero precoce in grado di dare un futuro ai bambini siriani e alle comunità che li accolgono.