A settembre 2024, il commercio estero italiano con i Paesi fuori dall’Unione Europea ha registrato un leggero calo, ma il bilancio complessivo è rimasto positivo. Lo rileva l’Istat, che segnala un calo sia delle esportazioni (le vendite all’estero) che delle importazioni (gli acquisti dall’estero). Le importazioni sono diminuite dell’1,5% rispetto al mese precedente, una flessione maggiore rispetto a quella dell’export (-0,4%).
Secondo l’Istat, il calo delle esportazioni è dovuto soprattutto alla riduzione delle vendite di energia (-14,3%) e di beni di consumo non durevoli (-4,9%). Per beni di consumo non durevoli si intendono prodotti che vengono consumati rapidamente, come alimenti e prodotti per la pulizia. Anche le importazioni hanno subito una riduzione, trainata dal calo degli acquisti di energia (-7,6%), di beni strumentali (-3,6%, ovvero macchinari e attrezzature per produrre altri beni) e di beni intermedi (-1,5%, materiali necessari per la produzione, come metalli o componenti).
Nel periodo tra luglio e settembre, le esportazioni sono diminuite complessivamente dell’1,9% rispetto al trimestre precedente, mentre le importazioni hanno registrato un calo molto lieve dello 0,1%. In questo quadro, l’Istat ha evidenziato alcune differenze: sono aumentati gli acquisti dall’estero di beni di consumo durevoli, cioè prodotti destinati a durare a lungo, come elettrodomestici (+4,8%), così come di beni intermedi (+2,3%) e di energia (+1,6%). Al contrario, sono diminuiti gli acquisti di beni di consumo non durevoli (-5,0%) e di beni strumentali (-1,0%).
Guardando ai dati annuali, rispetto a settembre 2023, l’export è sceso del 2,0%, un calo meno drastico di quello registrato ad agosto (-6,8%). La riduzione su base annua è dovuta soprattutto al calo delle esportazioni di energia (-48,6%) e beni strumentali (-6,7%). Tuttavia, alcuni settori hanno visto una crescita, come le esportazioni di beni di consumo durevoli (+15,2%), non durevoli (+4,7%) e intermedi (+1,0%).
Il saldo commerciale, cioè la differenza tra esportazioni e importazioni, è comunque positivo: a settembre l’Italia ha venduto più di quanto ha acquistato dai Paesi fuori dall’Unione Europea, registrando un surplus di 3,657 miliardi di euro, in aumento rispetto ai 2,817 miliardi dello stesso mese del 2023. È diminuito anche il deficit energetico, cioè la differenza negativa tra importazioni ed esportazioni di energia, passando dai 5,493 miliardi di settembre 2023 ai 3,926 miliardi di quest’anno. Tuttavia, l’avanzo nel commercio di prodotti non energetici è sceso da 8,310 miliardi a 7,583 miliardi.
A livello geografico, l’Istat ha osservato un calo delle esportazioni verso Paesi come Stati Uniti (-13,4%), Giappone (-12,3%) e Cina (-5,2%), mentre sono aumentate le vendite verso Svizzera (+18,3%), Turchia (+17,3%) e Paesi OPEC (l’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio) (+10,2%). Le importazioni dai Paesi OPEC sono diminuite del 38,1%, insieme a quelle da Regno Unito (-25,7%), India (-17,9%), Svizzera (-14,8%) e Stati Uniti (-11,5%). Al contrario, gli acquisti dai Paesi dell’area ASEAN (Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico) sono aumentati del 25,6%, così come quelli dalla Cina (+20,9%).
Un’altra rilevazione importante riguarda la retribuzione oraria media dei lavoratori italiani nei primi nove mesi del 2024, che è aumentata del 3,2% rispetto allo stesso periodo del 2023. Alla fine di settembre, quasi la metà dei dipendenti italiani (47,5%) era coperta da contratti collettivi nazionali che regolano la parte economica del lavoro. Questo significa che, su circa 6,2 milioni di lavoratori italiani, i loro stipendi sono regolati da 46 contratti collettivi nazionali. Nel terzo trimestre dell’anno sono stati rinnovati 8 contratti per settori come calzature, trasporti marittimi, alberghi e poste.
L’Istat segnala inoltre che il tempo medio di attesa per il rinnovo dei contratti si è ridotto: a settembre 2024, i lavoratori in attesa del rinnovo hanno aspettato in media 18,3 mesi, un miglioramento rispetto ai 32,2 mesi di settembre 2023. In generale, per tutti i dipendenti italiani, l’attesa media è scesa da 17 mesi a 9,6 mesi. L’indice delle retribuzioni contrattuali orarie, che misura l’andamento degli stipendi in base ai contratti, ha registrato un aumento dello 0,2% rispetto al mese precedente e del 3,7% rispetto a settembre 2023. Gli aumenti più rilevanti si sono registrati nei settori di credito e assicurazioni (+11,0%), gas e acqua (+6,7%) e metalmeccanico (+6,4%), mentre in settori come edilizia, telecomunicazioni e pubblica amministrazione non si sono verificati incrementi.