Un monito che risuona come un invito all’azione per migliorare la vita di chi convive con disturbi psichici e abbattere le barriere che ancora ostacolano il pieno riconoscimento della salute mentale come diritto di tutti. È il messaggio che ha lanciato ieri il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha lanciato nel giorno della Giornata mondiale della salute mentale “che è il presupposto fondamentale per una vita soddisfacente ed equilibrata”, facendo presente di come sia necessario considerare il benessere psichico alla pari di quello fisico. Nelle sue parole il Capo dello Stato ha anche ricordato la figura di Franco Basaglia, psichiatra e pioniere delle riforme in campo psichiatrico, in occasione del centenario dalla sua nascita: “Grazie al suo approccio innovativo, l’Italia ha tracciato politiche più rispettose dei diritti delle persone con disturbi psichici”, ha detto Mattarella, facendo riferimento alla Legge 180 del 1978, meglio nota come Legge Basaglia, che segnò la chiusura dei manicomi e l’inizio di una nuova visione della salute mentale basata sull’inclusione sociale, sull’autonomia dei pazienti e sul supporto all’interno della comunità.
Nonostante i progressi compiuti, Mattarella ha messo in luce come il tema della salute mentale sia ancora troppo spesso trascurato nella società attuale: “Il pregiudizio e la disinformazione che la circondano impediscono a molti di farsi aiutare”, il suo grido d’allarme, rimarcando il fatto di come molte persone continuino a soffrire in silenzio, senza ricevere il supporto necessario. Tra queste, ha aggiunto, vi sono anche tanti giovani che, in un mondo sempre più iperconnesso e competitivo, si trovano a dover affrontare pressioni spesso insostenibili.
Carico emotivo e fisico
Particolarmente preoccupante, secondo il Presidente, è la mancanza di una rete di supporto adeguata per le persone con disturbi mentali e per i familiari: “È necessario fornire un aiuto concreto alle famiglie che ogni giorno devono gestire un enorme carico emotivo e fisico”, richiamando l’attenzione sul ruolo centrale che datori di lavoro, scuole, istituzioni e comunità devono svolgere in questo ambito. Mattarella ha concluso il suo intervento con un appello alla responsabilità collettiva: “Il benessere mentale è responsabilità di tutti. Ognuno è chiamato a fare la propria parte per costruire una società più consapevole, inclusiva e solidale”.
Italiani depressi
Intanto ieri sono emersi dati preoccupanti sulla condizione psicologica degli italiani. Il 6% della popolazione adulta soffre di sintomi depressivi, una percentuale significativa che riflette l’impatto crescente delle problematiche di salute mentale sulla società. A rivelarlo è un nuovo studio dell’Istituto superiore di sanità, che ha sottolineato come la pandemia e le sue conseguenze abbiano amplificato un disagio già presente, rendendo ancora più urgente l’attenzione verso il benessere psicologico. La depressione, un disturbo che può manifestarsi in diverse forme e gravità, continua a essere una delle principali cause di sofferenza emotiva e psicologica. I sintomi includono una persistente sensazione di tristezza, stanchezza, perdita di interesse per le attività quotidiane e difficoltà di concentrazione. Secondo l’Iss, il 6% degli adulti italiani ne soffre, ma questa cifra potrebbe essere sottostimata, considerando che molte persone non cercano aiuto a causa di stigmi sociali o mancanza di consapevolezza.
La pandemia ha amplificato questa tendenza, creando nuove fonti di ansia e isolamento sociale, fattori che spesso aggravano condizioni già esistenti o ne favoriscono l’insorgenza. Ma, oltre alla depressione in età adulta, emerge un altro aspetto cruciale: la salute mentale durante la gravidanza e il periodo post-partum.
Il primo studio dell’Iss
Proprio in questa occasione, l’Istituto ha pubblicato il primo studio dedicato all’assistenza psicologica in gravidanza e dopo il parto, un periodo particolarmente delicato per le donne. L’indagine ha rivelato che un numero significativo di donne sperimenta sintomi depressivi legati a questi momenti, ma non sempre riceve un adeguato supporto. Il cosiddetto ‘baby blues’, una condizione temporanea che colpisce molte neomamme subito dopo la nascita del bambino, può evolvere in depressione post-partum se non trattata. Quest’ultima, se ignorata, può avere gravi ripercussioni non solo sulla madre, ma anche sul neonato e sull’intero nucleo familiare. Secondo l’Iss, il 10-15% delle donne soffre di depressione post-partum, ma molte non ricevono il supporto necessario a causa della scarsa integrazione tra i servizi di assistenza sanitaria e psicologica.