venerdì, 20 Settembre, 2024
Lavoro

Lavoro, le imprese cercano 699mila specialisti digitali: ne mancano 362mila

Lʼanalisi di Confartigianato: Trentino e Bolzano in testa per gli ʼintrovabiliʼ

La transizione digitale, considerata una delle chiavi per la competitività futura delle imprese italiane, rischia di subire un brusco rallentamento a causa della difficoltà crescente nel reperire personale con competenze digitali avanzate. Secondo uno studiodi Confartigianato, le aziende italiane necessitano di ben 699mila lavoratori specializzati nelle tecnologie 4.0, ma ben più della metà di queste posizioni, il 51,8%, rimane scoperta. In pratica significa che 362mila posti di lavoro cruciali per il futuro digitale del Paese sono vacanti. Le figure professionali richieste devono avere competenze specifiche in ambiti come l’intelligenza artificiale, il cloud computing, l’Industrial Internet of Things (IoT), la data analytics, i big data, la realtà virtuale e aumentata, e la blockchain. Tuttavia, le imprese italiane, specialmente quelle di piccole e micro dimensioni, faticano a trovare personale con queste competenze, un problema che si fa sempre più critico.
Per le micro e piccole imprese, che rappresentano l’ossatura del tessuto produttivo italiano, la situazione è ancora più drammatica. Il 54,9% delle posizioni aperte che richiedono competenze digitali resta vacante, un dato che mette in luce l’urgenza di affrontare questo gap formativo e di mercato.

In ambito regionale

La crisi di personale qualificato non è omogenea sul territorio nazionale, ma presenta picchi particolarmente preoccupanti in alcune regioni. Il Trentino-Alto Adige è in testa alla classifica delle regioni con il maggior mismatch tra domanda e offerta di lavoratori qualificati: il 65,8% delle posizioni offerte dalle imprese locali, pari a 12.070 posti di lavoro, non trova candidati idonei. Situazioni simili si riscontrano in Friuli-Venezia Giulia (62,6%), Umbria (60,3%), Marche (57,1%), Veneto (56,3%) ed Emilia-Romagna (55,8%), con percentuali di posizioni vacanti che superano nettamente la media nazionale. Anche su scala provinciale, il quadro è preoccupante. Bolzano emerge come la provincia con il più alto tasso di posti di lavoro vacanti per mancanza di personale qualificato, con il 69,2% delle posizioni scoperte. Seguono Trieste (68,3%), Terni (67,5%), Udine (66,5%) e Cuneo (66%), tutte con difficoltà significative nel trovare lavoratori con competenze digitali avanzate.

Di fronte a questa sfida, le imprese italiane stanno adottando diverse strategie per attrarre e trattenere il talento necessario. Tra le misure più comuni, il 32,6% dei piccoli imprenditori ha scelto di aumentare i salari per rendere le posizioni più appetibili, mentre il 28,5% punta sulla flessibilità degli orari di lavoro per venire incontro alle esigenze dei lavoratori. Un altro 24,9% delle imprese ha avviato collaborazioni con scuole tecniche e professionali, riconoscendo l’importanza di formare i giovani già durante il loro percorso scolastico.

Politica formativa e mirata

Secondo Confartigianato, la soluzione al problema passa attraverso una politica formativa più mirata e un dialogo più stretto tra le scuole, in particolare quelle tecniche, e le imprese. Infatti, per il 72% dei lavoratori richiesti dalle piccole imprese è necessario un titolo secondario tecnico, un diploma professionale, o una laurea in materie scientifiche, tecnologiche e ingegneristiche. Il Presidente di Confartigianato, Marco Granelli, ha sottolineato lʼurgenza di questo tema: “Le nostre aziende devono poter contare su lavoratori in grado di padroneggiare le nuove tecnologie. Serve un’adeguata politica formativa e un dialogo sempre più stretto tra la scuola, il sistema dell’istruzione professionale e le imprese”.

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