Secondo dati ufficiali, la disoccupazione giovanile in Cina ha raggiunto il 17,1% a luglio, il livello più alto dell’anno. La Cina, seconda economia mondiale, deve anche gestire un settore immobiliare fortemente indebitato e problemi commerciali sempre più gravi con l’Occidente. Secondo l’agenzia di stampa statale Xinhua, il premier cinese Li Qiang ha chiesto che le aziende in difficoltà siano “ascoltate” e che “le loro problematiche vengano risolte in modo concreto”. Il tasso di disoccupazione tra i 16 e i 24 anni, pubblicato dall’Ufficio nazionale di statistica (NBS), è salito rispetto al 13,2% di giugno, mese nel quale quasi 12 milioni di studenti si sono laureati nelle università cinesi, intensificando la competizione in un mercato del lavoro già difficile. A maggio, il presidente Xi Jinping ha dichiarato che la lotta alla disoccupazione giovanile deve essere considerata una “priorità assoluta”. Tra i 25 e i 29 anni, il tasso si è attestato al 6,5% a luglio. Per la forza lavoro nel complesso, il tasso era del 5,2%. Tuttavia, i dati dell’NBS offrono un quadro incompleto della situazione occupazionale complessiva in Cina, poiché considerano solo le aree urbane. I nuovi dati sulla disoccupazione seguono altri deludenti indicatori economici provenienti da Pechino, tra cui un calo della produzione industriale, nonostante le recenti misure governative per stimolare la crescita, indebolitasi a luglio, con un’espansione mensile del 5,1%. Anche le principali città cinesi hanno registrato un ulteriore calo dei prezzi immobiliari, segno di una domanda debole. Secondo i dati ufficiali pubblicati all’inizio della settimana, la domanda di prestiti bancari si è ridotta per la prima volta in quasi 20 anni. Le sfide internazionali si stanno intensificando: l’Unione Europea e gli Stati Uniti stanno imponendo sempre più barriere commerciali per proteggere i loro mercati dai prodotti cinesi a basso costo e dalla concorrenza percepita come sleale.