venerdì, 22 Novembre, 2024
Esteri

Israele d’accordo sulla proposta Usa. Dettagli da risolvere, prima liberare gli ostaggi

Gallant: per Gaza prepariamo un governo alternativo a Hamas

“L’operazione a Rafah procede sopra e sotto terra. Le forze stanno combattendo con grande determinazione.” Lo ha dichiarato il ministro della Difesa di Israele, Yoav Gallant che ha spiegato come il Governo stia preparando il dopoguerra senza Hamas: “stiamo preparando un governo alternativo”, ha detto. Ieri sono arrivate anche dichiarazioni di disponibilità da Tel Avivalla proposta fatta dal Presidente Biden e quindi la palla è tornata nel campo palestinese. Hamas e Jihad nei giorni scorsi si erano detti d’accordo per un cessate il fuoco a fronte della liberazione degli ostaggi. A questo punto si potrebbe concretizzare un patto per arrivare a una vera e propria trattativa di pace. “Questa era una proposta israeliana. Se verrà accettata da Hamas, ci aspettiamo completamente che Israele dica di sì” ha detto il portavoce del consiglio di Sicurezza Nazionale della casa Bianca, John Kirby.

Dettagli da risolvere

La strada comunque è impervia, ricorda il consigliere per la politica estera di Benjamin Netanyahu, Ophir Falk, che ha ufficializzato l’ok di Tel Aviv alla bozza: “abbiamo accettato l’accordo, non è un buon accordo ma vogliamo veramente che gli ostaggi vengano tutti rilasciati – ha detto in un’intervista al Sunday Times – Ci sono molti dettagli da risolvere, il rilascio degli ostaggi e la distruzione di Hamas come organizzazione terroristica genocida”. “Ci sono ancora molti dettagli da definire e questo include che non ci sarà un cessate il fuoco permanente fino a che tutti gli obiettivi di Israele non saranno raggiunti”, ha sottolineato Falk. Anche il Presidente Isaac Herzog è cauto: “non dobbiamo dimenticare che per la tradizione ebraica non c’è comandamento più grande che salvare i prigionieri e gli ostaggi, soprattutto se si tratta di cittadini israeliani che lo Stato di Israele non è stato capace di difendere – ha detto parlando all’Università ebraica di Gerusalemme – È un nostro intrinseco dovere riportarli a casa all’interno di un accordo che preservi la sicurezza degli interessi dello Stato di Israele”.

Liberazione ostaggi

L’accordo prevede una tregua di sei settimane e la liberazione di tutti gli ostaggi. Il gioco delle parti è sistematico, ma l’obiettivo della comunità internazionale è quello di evitare una nuova escalation della guerra e non sembrano esserci alternative. Anche i colloqui al Cairo non sono in grado di far fare decisi passi avanti, ma sia Egitto che Qatar sembrano di nuovo fiduciosi e ora concentrati anche sugli afflussi di aiuti. Netanyahu è pressato anche dalla proteste di piazza che continuano a chiedere la liberazione degli ostaggi; durante il week-end più di 100mila persone si sono radunate a Tel Aviv. Poi c’è anche l’ultimatum del ministro Benny Gantz cheha già fatto presentare alla Knesset una proposta di legge per lo scioglimento dell’esecutivo e votazioni entro il prossimo ottobre, mentre per ragioni opposte i ministri più estremisti, Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich, minacciano di lasciare il Governo in caso di accordo con Hamas.

Valichi aperti per gli aiuti

Aperture anche per i valichi per gli aiuti umanitari. Israele rende noto che sono stati 1.858, durante la settimana, i camion di aiuti umanitari entrati nella Striscia dopo essere stati ispezionati dalla sicurezza gestita dall’esercito. Dal valico di Kerem Shalom nel sud della Striscia e da quello di Erez occidentale nel nord sono passati anche camion provenienti dall’Egitto. Ieri, al Cairo, “la delegazione egiziana si è concentrata sulla necessità di un’azione immediata per consegnare a Gaza almeno 350 camion di aiuti al giorno, compresi tutti i materiali necessari, siano essi cibo, medicine o carburante”.

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