venerdì, 22 Novembre, 2024
Esteri

Netanyahu: “O noi o i mostri di Hamas”. Caos nelle trattative

Israele accusa Karman Tawakkol, Premio Nobel per la pace: "Ha fatto un discorso antisemita "

Le Brigate Al Qassam, braccio armato di Hamas, hanno perso i contatti con i militanti che sorvegliano quattro ostaggi israeliani a Gaza, tra cui Hersh Golberg-Poline. Le trattative sono in stallo. Gli Stati Uniti criticano la condotta di Israele soprattutto nell’intenzione di attaccare la città di Rafah. L’Egitto minaccia di denunciare gli israeliani alla Corte dell’Aja e li accusa di non far passare gli aiuti umanitari. Il premier israeliano Netanyahu ora ventila la possibilità di mandare in esilio i leader di Hamas: “la guerra può finire domani se Hamas depone le armi, si arrende e restituisce gli ostaggi.” Messa così non finirà a breve. E il leader del gruppo libanese Hezbollah, Hassan Nasrallah, si è anche spinto a definire “una vera vittoria” aver riportato al centro della scena internazionale la questione della creazione di uno Stato palestinese. Peccato che finora ci siano stati decine di migliaia di morti che, secondo il premier israeliano sono combattenti: “sono stati uccisi quattordicimila combattenti e, probabilmente, circa sedicimila civili.” E intanto i genitori di oltre 900 soldati israeliani impegnati nella Striscia di Gaza hanno firmato una lettera in cui chiedono di annullare l’offensiva a Rafah, definita una “trappola mortale”.

Cosa vuole Israele

Netanyahu ha anche ribadito che la Striscia “non si deve rioccupare. Si deve solo smilitarizzare attivamente. “O noi, Israele, o loro, i mostri di Hamas”. Lo ha detto durante la cerimonia principale per il Giorno dei caduti (Yom HaZikaron) sul Monte Herzl a Gerusalemme. La guerra a Gaza – ha aggiunto -“è una scelta tra la libertà e la prosperità contro la disperazione, l’assassinio, la violenza, lo stupro”. “Siamo determinati a vincere questa battaglia – ha proseguito -. La nostra Guerra d’indipendenza non è ancora finita. Continua in questi giorni”. Il prossimo passo è trovare un’altra amministrazione civile a Gaza e la speranza, ha proseguito Netanyahu, è quella di utilizzare gente locale non affiliata ad Hamas con il sostegno degli Stati arabi. Ma nulla di tutto ciò accadrà, ha sottolineato, finché Hamas non sarà sconfitto. Per Netanyahu una volta eliminato Hamas, si presenteranno nuove opportunità, inclusa l’espansione degli Accordi di Abramo. “Questo avverrà quando sconfiggeremo tutti i combattenti di Hamas, distruggeremo i loro battaglioni e rastrelleremo i posti che restano, e ci vorrà del tempo, ma possiamo farcela”. “In realtà siamo abbastanza vicini a raggiungere questo obiettivo. Siamo molto vicini alla distruzione dei restanti battaglioni di Hamas”.

Colpito un veicolo Onu

L’esercito israeliano sta continuando l’azione attorno a Rafah: si tratta d “combattimenti ravvicinati durante i quali sono stati attaccati obiettivi di Hamas, ucciso terroristi e localizzati armi e lancia razzi”. I soldati – ha aggiunto il portavoce dell’esercito – “hanno distrutto infrastrutture terroristiche e confiscato armi trovate all’interno una scuola”. Anche a Jabalya ci sono stati “scontri ravvicinati con diversi terroristi eliminati”. L’aviazione ha colpito “molte infrastrutture sotterranee”. Nelle passate ore sono stati circa 120 gli obiettivi militari colpiti. Mentre una persona è stata uccisa e un’altra gravemente ferita durante una sparatoria contro un veicolo dell’Onu proprio vicino il valico di Rafah. L’Idf sta accertando le circostanze del fatto e non è chiaro se a sparare siano stati i soldati israeliani. Mentre un gruppo di israeliani legati alla destra “Honenu” sono stati arrestati durante una protesta volta a impedire che gli aiuti diretti a Gaza attraverso la Giordania raggiungessero la Striscia. Il gruppo di attivisti “Tzav 9”, che cerca di porre fine ai trasferimenti di aiuti a Gaza finché gli israeliani sono tenuti in ostaggio, rivendica il blocco di una spedizione al checkpoint di Turkumiya tra la Cisgiordania meridionale e Israele.

Tawakkol in Vaticano

Infine l’indignazione dell’Ambasciata d’Israele presso la Santa Sede per le parole espresse dalla premio Nobel Tawakkol. L’Ambasciata si è detta sconvolta dopo aver appreso che l’11 maggio, a conclusione dell’incontro mondiale sulla fraternità umana svoltosi nell’atrio della Basilica di San Pietro, “il luogo sia stato contaminato da un flagrante discorso antisemita.” “In un contesto in cui lo scopo era, presumibilmente, quello di parlare di pace per creare un mondo più umano – si legge nella nota dell’ambasciatore – è stato consentito che si tenesse un discorso di propaganda pieno di menzogne”. La premio Nobel yemenita Karman Tawakkol era invitata alla conferenza sulla fraternità umana organizzata dalla fondazione “Fratelli tutti” e nel suo discorso ha condannato “i crimini di genocidio e i massacri di pulizia etnica contro i palestinesi a Gaza”.

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