Un anno fa, Roma Capitale dichiarava, ai sensi dell’articolo. 4, comma 4, del D.Lgs. n. 38/2021, il pubblico interesse della proposta di realizzazione di un nuovo stadio di calcio multifunzionale e di opere infrastrutturali connesse. Il tutto era anche subordinato a consultazione pubblica ai sensi dell’art. 22 del D.lgs.n. 50/2016 per l’impatto ambientale sulla città e sull’assetto del territorio, in quanto prevalentemente da realizzare su aree pubbliche. Con la deliberazione n. 14 del 26 gennaio scorso sulla presa d’atto degli esiti del Dibattito Pubblico non è stato possibile pensare di posare la prima pietra, in quanto sono emersi ragionevoli motivi da approfondire, quali raccomandazioni integrative rispetto a quanto stabilito con la deliberazione A.C.n. 73/2023 tra cui l’attività di carotaggio da parte della Soprintendenza per le indagini archeologiche, con l’alta vigilanza del Mibact (Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo).
Trattasi di un’area che negli ultimi decenni ha avuto contendenti diversi: inizialmente era interessata allo SDO (Sistema Direzionale Orientale), per l’integrazione degli uffici direzionali, contestualmente alle infrastrutture della Stazione Tiburtina per l’Alta Velocità; poi a verde pubblico (il Parco di Pietralata). Nel frattempo, sono emerse alcune questioni di diritto di proprietà di privati e/o di acquisizione per usucapione, che ne hanno allungato i termini di completa disponibilità dell’area.
Non potevano mancare neanche alcuni comitati di quartiere (circa 7-8 sigle) contrari allo stadio, oltre a singoli cittadini che risiedono in quelle aree, non escluse alcune perplessità per la vicinanza all’Ospedale Sandro Pertini.
Tanta acqua è passata sotto i ponti da quando la squadra della Roma ha cominciato a sognare uno stadio proprio, come la Juventus a Torino.
Nel 2012 vi furono numerose offerte anche di privati oltre che da parte dei Comuni dell’hinterland romano, per la disponibilità di aree quale quella della Rustica, fuori dal GRA, lungo il fiume Aniene, sopra la ferrovia FR2; la centralità di Tor Vergata, oltre La Monachina e Tor di Valle. Casal Monastero si proponeva mirando al prolungamento della metro B1. Ma vi erano anche alcuni Comuni, tra cui Guidonia Montecelio, puntando sul casello dell’A1 che porta a Via Casal Bianco, sognando anche la metropolitana leggera dalla Tiburtina; Montecompatri, invece, proponeva l’area Pantano-Laghetto, ora capolinea della linea C..
Per la generalità di queste aree si rilevava la bassissima possibilità di edificazione e per altre era noto il vincolo regionale come Paesaggio agrario di rilevante valore. Legambiente Lazio sempre in allarme, affermava che: “La legge sugli stadi e suoi nuovi impianti sportivi va ritirata. Tutte le aree individuate all’interno della Capitale per la costruzione dello stadio della Roma ricadono in agro romano o dove il piano regolatore prevede tutt’altro. In provincia, invece, sono vincolate dal piano paesistico”.
Non resta che incrociare le dita per l’area di Pietralata, sperando che non emergano controindicazioni e che si possa procedere spediti, recuperando il tempo sprecato e inaugurare il nuovo stadio della A.S. Roma S.p.A. come auspicato, nel 2027, in occasione del centenario del club giallorosso, benché sembri che ancora manchi il progetto definitivo.