“Possa la Croce Rossa restare sempre simbolo eloquente di amore per i fratelli che non ha confini”. Sono parole, queste, rivolte ieri dal Papa nel corso dell’udienza con i volontari dell’organizzazione fondata nel 1864 da Cesare Castiglioni e che dunque quest’anno festeggia 160 anni di attività. Francesco, davanti a circa 6mila persone radunate all’interno dell’Aula Paolo VI, ha richiamato i principi fondamentali che guidano l’azione della CRI: umanità, imparzialità, neutralità, indipendenza, unità, universalità e volontariato appunto, sottolineando l’importanza di questa attività in un momento in cui il razzismo e il disprezzo stanno crescendo come zizzania nella società: “Oggi come ieri la vostra è una presenza efficace e preziosa, specialmente in tutti quei contesti in cui il fragore delle armi soffoca il grido dei popoli, il loro anelito di pace e il loro desiderio di futuro”.
Persona al centro
Secondo Bergoglio di fronte alle devastazioni e alle sofferenze anche oggi causate dai conflitti “se si mette al centro la persona, si può dialogare, lavorare insieme per il bene comune, andando oltre le divisioni, abbattendo i muri dell’inimicizia, superando le logiche dell’interesse e del potere che accecano e rendono l’altro un nemico. Per il credente ogni persona è sacra. Ogni creatura umana è amata da Dio e, per questo, portatrice di diritti inalienabili. Animate da questa convinzione, tante persone di buona volontà si incontrano, riconoscendo il valore supremo della vita e, quindi, la necessità di difendere soprattutto i più vulnerabili”. Come, per esempio, quei bambini che sono arrivati in Italia dall’Ucraina: “Sapete una cosa? Questi piccoli non sorridono, hanno dimenticate la capacità di sorridere. È brutto questo. Pensiamoci”, ha detto con profonda preoccupazione.
Insomma, ha spiegato ai volontari la necessità di mettere al centro la persona: “La parola ‘chiunque’ ci ricorda che ogni persona ha la sua dignità e merita la nostra attenzione: non possiamo voltarci dall’altra parte o scartarla per le sue condizioni, la sua disabilità, la sua provenienza o il suo status sociale”.
Amicizia sociale
Il Pontefice ha sottolineato l’importanza di globalizzare la solidarietà operando a livello nazionale e internazionale per una amicizia sociale che includa tutti: “’Si tratta di progredire verso un ordine sociale e politico la cui anima dia la carità sociale. Per questo servono norme che garantiscano i diritti umani in ogni luogo, prassi che alimentino la cultura dell’incontro e persone capaci di guardare al mondo con una prospettiva ampia. La nostra società dell’io più che del noi, del piccolo gruppo più che di tutto è una società egoista”.
Alla fine, il Vescovo di Roma esortato la Croce Rossa a continuare in questa grande opera di carità che abbraccia l’Italia e il mondo, auspicando che rimanga sempre un simbolo eloquente di un amore senza confini, né geografici, culturali, sociali, economici o religiosi. Ha citato lo slogan scelto per celebrare il 160° anniversario della fondazione della Croce Rossa, ‘Ovunque per chiunque’, come esempio di questa visione inclusiva e universale.