La guerra non conosce sosta, neanche nei giorni di Pasqua che difatti sono stati contraddistinti da tensioni sempre più alte tra Kyïv e Mosca, tra duri attacchi russi sul territorio ucraino e accuse di terrorismo da parte del Cremlino verso il regime guidato da Volodymyr Zelensky.
Secondo il rapporto dell’Institute for the study of war’ di Washington l’esercito russo ha avviato nel fine settimana il primo grande attacco nella zona di Avdiivka dalla presa della città, avvenuta lo scorso 24 febbraio. Ma da quanto è emerso sul campo, le forze ucraine sono riuscite a respingere l’assalto. Andando nello specifico, fonti di Kyïv hanno riferito che sabato i russi (inclusi elementi del sesto reggimento corazzato) hanno lanciato un assalto meccanizzato su larga scala vicino a Tonenke, coinvolgendo 36 carri armati e 12 veicoli da combattimento di fanteria. Ma l’attacco è stato respinto con successo, con la distruzione di 12 carri armati russi e mezzi corazzati leggeri. Tuttavia, secondo l’Istituto americano, l’esercito russo potrebbe lanciare al massimo entro la fine di giugno una grande offensiva con l’obiettivo di conquistare questa strategica zona dell’Ucraina orientale (il Donbass). Da segnalare che ieri invece un missile lanciato da Mosca ha danneggiato un’infrastruttura civile nella regione di Kharkiv: una persona è rimasta ferita.
Convenzioni internazionali
La giornata di lunedì è stata invece contraddistinta da un messaggio alquanto ‘particolare’: Mosca è pronta a citare Kyïv, davanti alle corte internazionali, per terrorismo. L’annuncio è arrivato ieri direttamente dalla Portavoce del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, nel corso di un’intervista rilasciata all’emittente ‘Pervj Kanal’. In particolare, la Russia tramite una nota inviata all’Ucraina (attraverso un canale stabilito tramite la Bielorussia) chiede l’arresto e l’estradizione, sulla base delle convenzioni internazionali, di tutte le persone coinvolte in attacchi estremistici sul proprio territorio, incluso il direttore del Servizio di sicurezza ucraino, Vasyl Malyuk, che il 25 marzo ha ammesso di aver organizzato il bombardamento del ponte di Crimea nell’ottobre 2022 e di aver rivelato dettagli dell’organizzazione di altri attacchi terroristici in Russia. “Chiediamo al regine di Kyïv”, le parole della Portavoce, “di mettere fine immediatamente al sostegno a ogni attività terroristica, di consegnare gli autori e risarcire i danni provocati alle vittime. Le violazioni dell’Ucraina dei suoi obblighi nell’ambito delle convenzioni anti-terrorismo comporteranno una sua responsabilità legale internazionale”. Zakharova ha specificato comunque che, almeno per il momento, la nota non riguarda l’attacco al Crocus City Hall di Mosca (140 le vittime), poiché l’indagine su tale attentato non è ancora stata completata, ma la Russia è comunque pronta a elaborare un ulteriore appello non appena si avranno notizie certe su questa vicenda.
Intanto secondo Vladimir Ovchinsky, ex Capo dell’ufficio russo dell’Interpol, nel cervello degli autori dell’attacco al Crocus City Hall potrebbero essere stati impiantati dei microchip. “La coscienza di questi attentatori era disabilitata. Molto probabilmente sono state inserite sostanze psicotrope, programmazione neuro-psicologica e forse dei chip. Perché ora la neurobiologia consente il controllo su una persona”.
La legittimità di Zelensky
Altro argomento trattato ieri dal Cremlino, tramite una conferenza stampa del Portavoce Dmitrij Peskov, la legittimità del mandato presidenziale di Zelensky, il cui termine scade il 20 maggio. Già, perché le nuove elezioni erano previste per il 31 marzo, ma non si sono tenute a causa della guerra in atto. “A maggio”, ha detto Peskov, “arriverà un momento in cui i poteri dell’attuale Presidente ucraino scadranno. Di conseguenza, agiremo e analizzeremo la situazione prima di dichiarare la nostra posizione”. Insomma, tra circa 50 giorni Mosca potrebbe non riconoscere più in Zelensky il capo dello Stato.
Sindrome di Havana
Intanto una nuova svolta emerge nell’indagine sulla misteriosa ‘sindrome di Havana’, il disturbo che provoca lesioni cerebrali che ha colpito il personale dell’ambasciata statunitense a L’Avana per la prima volta nel 2016. Secondo una ricerca congiunta condotta da The Insider, il programma televisivo 60 Minutes della CBS e Der Spiegel, ci potrebbe essere un legame diretto con la Russia. Lo studio ha raccolto decine di testimonianze e ha scoperto prove che suggeriscono che gli “incidenti sanitari anomali” potrebbero essere stati causati dall’uso di armi ad energia diretta da parte dei membri dell’unità russa GRU 29155, nota per essere una squadra di sabotaggio dell’intelligence militare del Cremlino. In pratica, membri anziani dell’unità avrebbero ricevuto premi e promozioni per il loro lavoro relativo allo sviluppo di “armi acustiche non letali”, che comprendono sia il suono che la radiofrequenza. Armi, basate su dispositivi ad energia diretta, che potrebbero essere state utilizzate in vari luoghi in tutto il mondo, inclusa L’Avanaappunto, per attaccare il personale governativo statunitense e le loro famiglie. Secca la replica di Peskov: “Queste sono accuse infondate”.