mercoledì, 15 Gennaio, 2025
Esteri

Israele non rinuncia offensiva su Rafah. Biden contrario

Hamas:marciate sulle moschee

C’è una vera e propria trattativa sottotraccia per la Striscia di Gaza e riguarda l’offensiva su Rafah annunciata da Israele per il 10 marzo, giorno dell’inizio del Ramadan, ma poi non eseguita per la forte ostruzione dell’Amministrazione statunitense. L’evidenza viene dalle dichiarazioni del premier Netanyahu che in un incontro a Gerusalemme con il premier olandese Mark Rutte ha detto che l’offensiva è “necessaria per raggiungere gli obiettivi della guerra”. Questo quando il Presidente degli Usa, Joe Biden ha più volte ribadito che “in cima ai suoi pensieri c’è il popolo palestinese” e che va rispettato il “mese sacro”. Il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, però ha dichiarato che “anche chi pensa che stiamo ritardando vedrà presto che raggiungeremo tutti”, evocando proprio la possibile operazione Rafah. “Assicureremo alla giustizia chiunque sia stato coinvolto nell’attacco del 7 ottobre: lo elimineremo o lo porteremo a processo in Israele. Non esiste un posto sicuro, né qui, né fuori a Gaza, né da nessuna parte in Medi Oriente”, ha aggiunto. Nei fatti l’offensiva non c’è, ma le dichiarazioni restano e dunque è evidente che Israele e Stati Uniti stiano cercando una soluzione che soddisfi entrambe le posizioni.

Smentito avanzamento colloqui

Quanto ai colloqui, di cui quasi non si parla più, Hamas ha smentito le notizie secondo cui avrebbe ricevuto una proposta internazionale per un cessate il fuoco prolungato nella Striscia di Gaza e che una delegazione di Hamas sarebbe in partenza per la capitale egiziana del Cairo nei prossimi giorni per discutere i dettagli dell’accordo. “Le notizie riportate dall’emittente Al Arabiya, citando una fonte di alto livello di Hamas, secondo cui il movimento ha ricevuto una proposta internazionale per un cessate il fuoco prolungato a Gaza e un ritorno graduale degli sfollati, e che una delegazione per discutere i dettagli andrà al Cairo, sono false”, ha scritto Hamas in un comunicato su Telegram.

Hamas conta sul Ramadan

Hamas, invece, continua a soffiare sul fuoco e chiede insistentemente alla popolazione di Gaza e in Cisgiordania di “marciare verso” le moschee e soprattutto verso la “Spianata” di Gerusalemme per “spezzare le catene dell’occupazione e del suo assedio”. In un post su Telegram i miliaziani hanno salutato nel “terzo giorno del sacro Ramadan i martiri” di Gerusalemme, Jenin e Betlemme, compreso “l’eroico accoltellamento” dove sono stati feriti due israeliani. “E’ una jihad di vittoria – ha concluso – o di martirio”. Fortunatamente la popolazione civile non è mobilitata e piuttosto servono sempre più espedienti logistici per gli aiuti. La Gran Bretagna, dopo aver confermato che ci sono state delle vittime per i paracaduti che non si sono aperti, nel lancio di cibo, ha chiesto anche un rinvio della riunione per organizzata per domani di “Food per Gaza.” Bisogna mettere a punto strategie sofisticate per far arrivare viveri e medicinali a chi, veramente, ne ha bisogno.

Gli aiuti umanitari “segreti”

L’iniziativa statunitense di costruire un molo al largo di Gaza per la consegna di aiuti al territorio palestinese via mare verrà inserita nel corridoio marittimo Cipro-Gaza attualmente in funzione. Lo ha detto il ministro degli Esteri di Cipro, Constantinos Kombos. Sebbene le due iniziative siano ora separate, ha aggiunto, tutti gli aiuti che raggiungeranno Gaza via mare alla fine avranno come unico punto di partenza il porto cipriota di Larnaca. Avere un unico punto di partenza risponderebbe alle preoccupazioni di sicurezza degli israeliani riguardo alle ispezioni per garantire che sulle navi non venga caricato nulla che Hamas possa usare contro le truppe israeliane. Il Programma alimentare mondiale (Pam, o World Food Programme) ha annunciato di aver “consegnato cibo sufficiente per 25mila persone a Gaza City nel primo convoglio di successo verso il nord dal 20 febbraio”. “Con la gente nel nord di Gaza sull’orlo della carestia, abbiamo bisogno di consegne ogni giorno e di punti di ingresso direttamente nel nord”, ha aggiunto. Ache l’esercito israeliano ha annunciato un progetto pilota per la fornitura di aiuti direttamente nel nord, affermando chesei camion di aiuti del Pam sono entrati attraverso un nuovo varco. Per evitare che i carichi vengano intercettati da Hamas non è stato specificato il percorso via terra.

Parigi: antisemitismo a Sciences Po

A Parigi, in una delle facoltà più celebri al mondo, a Sciences Po, durante una occupazione, nell’ambito di iniziative pro-Palestina, è stato impedito a una studentessa dell’Union des étudiants juifs del France (Ueif – Unione studenti ebrei francesi) di entrare nell’Università mentre alcuni urlavano: “non lasciatela entrare, è una sionista.” L’episodio ha suscitato sconcerto in tutta la Francia ed è stato subito condannato dalla direzione che ha avviato una procedura disciplinare. La ministra dell’Istruzione, Sylvie Retailleau, si è recato nella facoltà assieme all’Ueif. Il Presidente Emmanuel Macron ha denunciato i commenti “inqualificabili e assolutamente intollerabili”.

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