“Entro il 2050 tre miliardi di persone in più rischiano di non avere accesso all’acqua potabile sicura”. È questo il risultato di uno studio compiuto da un team di ricercatori tedeschi e olandesi, appena pubblicato sulla rivista scientifica Nature Communications. “La sicurezza idrica è in gioco”, segnala il gruppo di scienziati. “Mentre i cambiamenti climatici influenzano la disponibilità di acqua – spiegano – l’urbanizzazione e le attività agricole hanno portato a un aumento della domanda di acqua e dell’inquinamento, limitando l’uso sicuro della risorsa idrica”. I ricercatori hanno eseguito una valutazione globale della “futura scarsità di acqua pulita per gli anni Duemilacinquanta, aggiungendo l’aspetto dell’inquinamento idrico alle classiche valutazioni della scarsità indotta dalla quantità d’acqua”. Questo è stato fatto per 10.000 sottobacini incentrati sull’inquinamento da azoto nei fiumi.
L’inquinamento da azoto peggiora la mancanza d’acqua
Gli autori dello studio segnalano: “Abbiamo scoperto che l’inquinamento idrico (attualmente) aggrava la scarsità d’acqua in 2000 sottobacini in tutto il mondo. Il numero di sottobacini con scarsità d’acqua triplicherà a causa del futuro inquinamento da azoto in tutto il mondo”, evidenziano gli studiosi. Secondo le ricerche del team, nel 2010, 984 sottobacini erano classificati come scarsi a livello idrico, considerando soltanto la scarsità indotta dalla quantità, mentre, 2517 sottobacini erano influenzati dalla scarsità indotta sia dalla quantità che dalla qualità. “Nel 2050, nel peggiore dei casi – dichiara il team – questo numero (984) potrebbe aumentare addirittura fino a 3061 sottobacini. “Questo aggravamento – sottolinea il gruppo di ricerca – significherebbe altri 40 milioni di chilometri quadrati di superficie del bacino che potrebbero potenzialmente non avere abbastanza risorsa idrica nel 2050”.
I rischi dell’azoto
Come noto, l’azoto è fondamentale per la crescita delle piante. È un componente principale delle proteine, degli acidi nucleici e di altri composti organici che le piante utilizzano per la crescita e lo sviluppo. Tuttavia, mentre la concimazione delle colture con questo nutriente potrebbe aumentare la produttività, un uso eccessivo e inefficiente di azoto rischia di danneggiare l’ambiente. L’azoto è un fattore di rischio per gli ecosistemi, meno dibattuto della CO2, ma altrettanto rilevante. Utilizzato principalmente in agricoltura è infatti tra le principali cause dell’eutrofizzazione, (l’accrescimento degli organismi vegetali), che si ha per effetto della presenza nell’ecosistema acquatico di dosi troppo elevate di sostanze nutritive come azoto, fosforo o zolfo, provenienti da fonti naturali o antropiche come i fertilizzanti e contribuisce all’inquinamento dell’aria, alla perdita di biodiversità ed alla riduzione dello strato di ozono. Ad esempio, un’acqua che ne contiene troppo potrebbe innescare una proliferazione di alghe microscopiche che impoveriscono l’ossigeno provocando alla lunga la morte dei pesci.
“Urgente affrontare qualità acqua nella gestione idrica”
“È necessario affrontare urgentemente il tema della qualità dell’acqua nelle future politiche di gestione idrica per gli obiettivi di sviluppo sostenibile”, evidenziano i ricercatori. Secondo l’ultimo rapporto delle Nazioni Unite, attualmente due miliardi di persone nel mondo non hanno accesso all’acqua potabile sicura. Inoltre, sono quasi un milione e mezzo i morti ogni anno a causa della carenza di acqua e di servizi igienici.