Questo stop forzato ci sta riportando a discutere sulla centralità dell’uomo e alla parte dell’universo che esso occupa; ci sta facendo ripensare alla nostra Nazione, all’Europa ed al mondo intero. Il Coronavirus sta legando la vita e la morte in un’unica anima collettiva. Il Mondo sta vivendo, col Covid19, anche una pandemia di bontà, solidarietà, abnegazione e rispetto del prossimo.
Difficilmente torneremo ad essere come prima. Anche il “mostro”: lo spread, non avrà più lo stesso significato. Tutto, sta assumendo valori diversi. Non è che lo scorso anno l’Italia chiedesse di sforare il patto di stabilità europeo per fare cose inutili; chissà perché non erano considerate tali. Tra le tante interviste di questi giorni sono stato colpito da una in particolare, nella quale un signore ha risposto al cronista: tranquilli, non morirò di Coronavirus. Morirò di fame!
Anche l’angoscia di questi giorni non lascerà il nostro petto. La ferita inferta alle nostre certezze sarà una ferita che lascerà una profonda cicatrice.
Certo che l’umanità non aveva bisogno di questa frustata, chissà però se avrà un senso.
Se qualcosa cambierà, e ne siamo certi, sarà stata una lezione che nessuno potrà dimenticare, e, quello che resterà indelebilmente nella nostra memoria, quando si dimenticherà tutto, sarà la vera svolta del nostro tempo. Nulla fino ad oggi aveva scosso così velocemente il mondo intero.
Abbiamo capito, finalmente, che il mondo è un unico ricovero dell’umanità e che nessuno può sentirsi, più al riparo degli altri.
L’uomo moderno aveva iniziato a vivere il tempo che viveva, nell’attimo in cui lo stava vivendo. Passato l’attimo non guardava oltre l’ermo colle e la siepe; si era abituato anche a non guardare più lontano, neppure stando sulle spalle dei giganti di Newton.
Vedere tutto il mondo al lavoro, per un unico scopo, ogni giorno, rappresenta l’orgoglio e la speranza di un Uomo che non vuole mollare.
Un ottimista come me pensa che nell’uovo di Pasqua proveniente dalla Cina, quest’anno, troveremo il vaccino e alcuni medicinali per il coronavirus. La Cina, per recuperare la sua ascesa economica e la posizione che aveva assunto nel mondo, ante coronavirus, deve per forza trovare una soluzione.
Attenzione però a non dare per scontato e certo quello verrà detto nei prossimi giorni. Ciò che ci verrà proposto per debellare il Covid 19 non deve essere più grave della malattia.
Attiviamo subito un antidoto italiano che sia in grado di comunicare, con tutta la cautela del caso, scoperte sensazionali e salvifiche.
Mettiamo in “discussione” quello che ci viene proposto per salvarci.
Stando a casa non dobbiamo solo “fare” ma dobbiamo soprattutto “pensare” e “ripensare”.
È l’occasione per ridisegnare il nostro progetto di vita ed inserirlo in un contesto complesso ma globale.
Non ci voleva proprio per i giovani italiani questo virus. Non vogliamo che i giovani ci diano la risposta di quel signore del quale vi ho scritto poche righe fa. Dobbiamo fare tutti gli sforzi possibili per dargli speranza e soprattutto “lavoro, lavoro, lavoro”. Guardi, il governo, a loro, non solo come giovani che si possono infettare, ma come uomini futuri di una Nazione che deve per forza rinascere. E senza i giovani che danno forza, in tutti i sensi, una Stato va in implosione economica e sociale: muore non di Coronavirus ma di angoscia e disperazione.