A Giugno si vota per il Parlamento europeo. La campagna elettorale è iniziata da ottobre. E già si sono viste alcune conseguenze sulla politica del Governo. Meloni deve tenere a bada Salvini che cerca una rimonta e prova ad insidiare il Presidente del Consiglio su temi cari al leader leghista. In politica tutto è comprensibile fuorché anteporre gli interessi di parte a quelli del Paese. Per questo i prossimi mesi saranno difficili. La tentazione di cavalcare in maniera irresponsabile temi senza alcuna considerazione sulle conseguenze che la demagogia può provocare è purtroppo molto forte ed è diffusa ovunque. In pratica le elezioni per il Parlamento europeo vengono ridotte ad una brutta copia delle elezioni politiche nazionali. Abbiamo votato nel settembre del 2022. Ci sta che si consideri ogni tornata elettorale come un sondaggio in vista delle prossime elezioni che da noi dovrebbero avvenire nel 2027. Il timore è che nella prossima campagna elettorale si parli poco del tema oggetto della consultazione popolare, cioè L’Europa. Vorremo vedere tutti i partiti impegnati a spiegarci cosa vogliono fare di questa Unione che è giunta ad un punto di svolta storico. Non può più galleggiare tra eccessi di burocrazia, regolamentazione e scarsa capacità politica di visioni comuni. I partiti ci dovrebbero dire se vogliono fare passi avanti verso una maggiore condivisione di sovranità che serva a rafforzare la capacità di tutti gli Stati membri di affrontare sfide enormi! Possiamo davvero pensare di fronteggiare, come Stati singoli, la competizione internazionale polarizzata tra la Cina e i suoi amici dei Brics da una parte e gli Stati Uniti che nonostante la loro grande potenza economica cominciamo ad avere difficoltà a fronteggiare questo nuovo protagonismo? Davvero pensiamo che sia pensabile avere una moneta unica, un mercato unico e sistemi fiscali che si fanno concorrenza spesso sleale? È immaginabile un’Europa senza una vera politica estera? E come si può pensare di fare una politica estera se non si ha anche una condivisione delle forze armate? Sono solo alcune delle domande a cui le forze politiche dovrebbero dare risposte chiare. Il timore, invece, è che le beghe interne mettano in secondo piano la tematica europea e che i problemi del futuro dell’Europa siano affrontati con superficialità, slogan demagogici e spesso cinicamente usati per avvelenare lo spirito europeo con una strumentale ed errata visione degli interessi nazionali. Il prossimo semestre rischia di essere caldo e dannoso sia per la politica nazionale che per quella europea. Un richiamo alle responsabilità di tutti non sembra fuori luogo.
Giuseppe Mazzei
Filosofo, Ph.D. giornalista, lobbista, docente a contratto e saggista. Dal 1979 al 2004 alla Rai, vicedirettore Tg1 e Tg2, quirinalista e responsabile dei rapporti con le Authority. Per 9 anni Direttore dei Rapporti istituzionali di Allianz. Fondatore e Presidente onorario delle associazioni "Il Chiostro - trasparenza e professionalità delle lobby" e "Public Affairs Community of Europe" (PACE). Ha insegnato alla Sapienza, Tor Vergata, Iulm e Luiss di cui ha diretto la Scuola di giornalismo. Scrivi all'autore