Cia-Agricoltori avverte i consumatori riguardo la scelta del pesce da portare a tavola la sera di Capodanno. L’Italia è tra i principali importatori al mondo (21 chilil’anno è il consumo medio per famiglia) e per questo lascelta di prodotto locale a filiera corta offre sempre garanzia di maggiore qualità, col rispetto di elevati standard di sicurezza e tutela ambientale. Cia ricorda che i banchi delle pescherie tradizionali o dei supermercati devono sempre riportare in etichetta l’origine del pesce in vendita: se allevato in acquacoltura o catturato, oltre a zone di produzione e cattura.
Milioni di famiglie acquistano pesce
Per circa 17 milioni di famiglie la scelta del menù di pesce sarà orientata alla tradizione. Capisaldi del consumo ittico durante le feste sono sempre i molluschi e i crostacei. Alla famiglia dei primi appartengono i “tentacolati”: polpo, seppia e calamaro. Se il primo si trova sui banchi tra i 25 e i 28 euro/kg, quello d’import francese costa leggermente meno, intorno ai 18-20 euro/kg; le seppie hanno un prezzo che oscilla tra i 15 e i 20 euro/kg, mentre i calamari locali arrivano a costare 45 euro/kg (quelli di provenienza estera e minore qualità, sui 20 euro/kg). Altro mollusco protagonista delle tavole natalizie è la vongola verace. In seguito allo stato di emergenza dopo l’invasione del granchio blu, il prezzo resta invariato rispetto al 2022: si va dai 35-40 euro/kg per la tapes philippinarum dell’alto Adriatico (il paese di Goro ne è primo produttore Ue) fino alla scelta più economica dei lupini (dai 12 ai 15 euro/kg) e fasolari (fino a 18 euro/kg), per arrivare ai tartufi che si trovano a 30 euro/kg circa. I mitili di allevamento italiano si aggirano sui 6 euro/kg.
Congelati e freschi
Gli scampi congelati hanno un prezzo che oscilla tra i 25 ed i 35 euro/kg, mentre quelli freschi locali costano il doppio. Le tante varietà di gamberi soddisfano le esigenze di tutte le tasche: dagli 80 euro/kg del gambero rosso di Mazara, fino ai 35 euro/kg per la seconda scelta dello stesso prodotto, ad arrivare poi alle mazzancolle, che hanno un prezzo variabile tra i 25 ed i 30 euro/kg. L’astice americana arriva ai 30 euro/kg, mentre l’omologa canadese di maggiore qualità costa intorno ai 40-45 euro/kg. L’aragosta, invece, oscilla tra i 120 ed i 150 euro.
Attenzione al tonno
Nota di particolare rilievo va fatta per il tonno, ingrediente più utilizzato per i primi. Le conserve per la preparazione dei sughi hanno un prezzo molto variabile: si parte dagli 8 fino ad arrivare ai 70 euro/kg per il tonno rosso. Per chi lo voglia, invece, consumare fresco, la maggior parte del tonno in circolazione è l’albacore decongelato, importato dall’oceano indo/pacifico: dai 25 ai 35 euro/kg (da mangiare preferibilmente cotto). Come prelibatezza di alta gastronomia è disponibile anche il tonno rosso iberico, che si aggira sui 75 euro/kg e può arrivare a cifre ancora più alte a seconda dei tagli. Fra i piccoli pelagici, le alici, invece, hanno un prezzo medio di 8,50 euro/kg.
Spigole e orate ci fanno concorrenza
Per quanto concerne altre tipologie di prodotto ittico consumato durante le feste, il prezzo del salmone di allevamento si attesta, secondo Cia, tra i 15 ed i 20 euro/kg, mentre il misto di stagione per una buona frittura di paranza si trova sui banchi a 10-15 euro/kg. Il capitone, consumato quasi esclusivamente nel periodo natalizio (proviene da Comacchio o da Lesina ed è l’esemplare femminile adulto dell’anguilla), arriva a costare 25 euro/kg, prezzo invariato rispetto all’anno scorso. Le varietà di pesce più accessibile sono le spigole e le orate di importazione (Grecia e Turchia), fra i 10 e i 15 euro/kg, mentre quelle nazionali si aggirano sui 20-25 euro/kg. Pesci bianchi come il dentice costano circa 15-20 euro/kg, la gallinella dai 20 euro in su. Re del pesce bianco e magro, il nasello oscilla anche lui tra i 15-20 euro, mentre la rana pescatrice sta sui 20-25 euro. Salendo di prezzo si arriva alle sogliole che hanno un prezzo di 30 euro/kg, mentre il pesce spada si attesta sui 30/35 euro/kg. Pesce tipico che mette d’accordo sia le tavole del Sud che del Nord Italia è il tradizionale baccalà di provenienza nord europea. La differenza è solo nella preparazione: è cucinato di solito a Nord alla “vicentina” (in vendita essiccato a 30 euro/kg), mentre si compra sotto sale (22 euro/kg) per la frittura classica alla “napoletana”. Se parliamo invece di specie di acqua dolce, la trota iridea si aggira intorno ai 10 euro.