mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Europa

Draghi, il salva-Europa

Dopo aver salvato l’euro Draghi risolleverà l’Europa dal pantano in cui da tempo giace? Un’impresa ardua e sicuramente più complicata rispetto a quella iniziata il 26 luglio del 2012 quando gli bastarono le tre fatidiche parole “Whatever it takes” per bloccare la speculazione contro l’euro, dopo anni di gestione squinternata della politica monetaria della Bce. In questi giorni circola l’ipotesi che Draghi, su iniziativa di Macron, possa essere il candidato più autorevole alla guida della Commissione europea in una fase cruciale per l’avvenire dell’Europa, paralizzata da veti, mancanza di visioni, troppa burocrazia e poca politica. L’interessato, sempre schivo per carattere, smentisce e lascerebbe intendere di non essere disponibile.

È presto per parlarne e forse è anche un errore svelare in anticipo questo piano, ammesso che abbia basi di concretezza. Se davvero Macron ha avuto questa idea, prima di farla trapelare avrebbe dovuto sicuramente sondare la disponibilità di Draghi. Che non è un politico di professione il cui nome possa essere fatto anche a sua insaputa. In ogni caso, l’ipotesi che un italiano di quella levatura possa essere considerato il possibile salvatore di un’Europa indecisa e paralizzata, dovrebbe certamente inorgoglire tutti. A prescindere.

La sinistra tradizionale dovrebbe esserne entusiasta: lo ha sempre apprezzato e sostenuto. Qualche mal di pancia ce l’avrà Conte che ha fatto di tutto per far cadere il governone guidato da super Mario. Ma il M5S in Europa non ha grande peso politico. Di Renzi e Calenda neanche a dubitarne. Per quanto riguarda il centrodestra, è comprensibile che Tajani sostenga la riconferma di Ursula von der Leyen esponente di quel Ppe di cui Forza Italia è parte fondamentale, anche se numericamente meno forte. Storcerà il naso Salvini che ha un’idea opposta di Europa rispetto a quella di Draghi. E poi c’è Giorgia Meloni che non ha sostenuto il Governo Draghi ma ha sempre avuto un rapporto corretto e costruttivo con il suo predecessore a Palazzo Chigi. Meloni vuole riempoire la casella vuota di un partito conservatore che in Italia non c’è. Ma vuole anche avere un ruolo centrale anche in Europa. Per questo deve restare nel gioco delle alleanze per la prossima gestione dell’Ue ed evitare di ritrovarsi isolata, per giunta insieme agli scomodi estremisti di Salvini, Le Pen e Afd. L’ipotesi Draghi potrebbe essere, sul piano politico, un’ottima soluzione anche per consentire a Meloni di far valere in Europa il suo peso senza dover scendere a compromessi imbarazzanti con la sinistra.

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