giovedì, 19 Dicembre, 2024
Società

Rapporto Censis. L’80% degli italiani rassegnato al declino del Paese

Il capitolo ‘La società italiana al 2023’ del 57esimo Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese ha gettato luce su una realtà preoccupante: l’80% degli italiani sembra aver accettato rassegnatamente il declino del Paese. Il clima ‘impazzito’, la crisi economica e la minaccia di guerre hanno generato un senso di impotenza diffuso. Le emozioni sono amplificate, alimentando paure irrazionali che hanno paralizzato la volontà di affrontare le sfide del futuro. Lo studio rivela in pratica una nazione colpita dalla mancanza di fiducia e dalla paura diffusa.
Uno dei presagi più gravi e trascurati è il declino demografico. Entro il 2050, l’Italia perderà complessivamente 4,5 milioni di residenti, un fenomeno paragonabile alla scomparsa delle due più grandi città, Roma e Milano, dalla mappa del Paese. La flessione demografica sarà accentuata dalla diminuzione di 9,1 milioni di persone sotto i 65 anni e dal contemporaneo aumento di 4,6 milioni di persone con 65 anni e oltre. Si prevede una carenza di quasi 8 milioni di persone in età lavorativa entro il 2050, con conseguenze inevitabili sull’economia e sulla capacità produttiva.
Secondo il Rapporto l’Italia sembra sprofondare in un’ipersensibilità emotiva, dove argomenti ragionevoli vengono spesso sovrastati da continue scosse emozionali. Paure amplificate riguardo a cambiamenti climatici, crisi economiche, flussi migratori e conflitti globali dominano il panorama emozionale, alimentando il caos e la disinformazione.

Tanta paura

L’84,0% degli italiani è spaventato dal clima ‘impazzito’, il 73,4% teme che i problemi strutturali irrisolti del nostro Paese provocheranno nei prossimi anni una crisi economica e sociale molto grave con povertà diffusa e violenza, per il 73,0% gli sconvolgimenti globali sottoporranno l’Italia alla pressione di flussi migratori sempre più intensi e non saremo in grado di gestire l’arrivo di milioni di persone in fuga dalle guerre o per effetto del cambiamento climatico, il 53,1% ha paura che il colossale debito pubblico provocherà il collasso finanziario dello Stato. Il ritorno della guerra ha suscitato nuovi allarmi: il 59,9% degli italiani ha paura che scoppierà un conflitto mondiale che coinvolgerà anche l’Italia, per il 59,2% il nostro Paese non è in grado di proteggersi da attacchi terroristici di stampo jihadista, il 49,9% è convinto che l’Italia non sarebbe capace di difendersi militarmente se aggredita da un Paese nemico, per il 38,2% nella società sta crescendo l’avversione verso gli ebrei. Anche il welfare del futuro instilla nell’immaginario collettivo grandi preoccupazioni: il 73,8% degli italiani ha paura che negli anni a venire non ci sarà un numero sufficiente di lavoratori per pagare le pensioni e il 69,2% pensa che non tutti potranno curarsi, perché la sanità pubblica non riuscirà a garantire prestazioni adeguate. Sono scenari ipotetici che paralizzano invece di mobilitare risorse per la ricerca di soluzioni efficaci e generano l’inerzia dei sonnambuli dinanzi alla complessità delle sfide che la società contemporanea deve affrontare.

Ciclo dell’occupazione

La fase espansiva dell’occupazione, avviata già nel 2021, si è consolidata nel primo semestre di quest’anno. Tra il 2021 e il 2022 gli occupati sono aumentati del 2,4% e nei primi sei mesi dell’anno la crescita rispetto allo stesso periodo del 2022 è stata del 2,0%. L’Italia rimane comunque all’ultimo posto nell’Unione europea per tasso di occupazione: il 60,1%, aumentato di 2 punti percentuali tra il 2020 e il 2022, ma ancora al di sotto del dato medio europeo (69,8%) di quasi 10 punti.

Industria ricettiva

La spesa complessiva dei viaggiatori stranieri in Italia è aumentata dai 21,3 miliardi di euro del 2021 ai 44,3 miliardi del 2022 (+108,1%), quella specificamente per le vacanze è salita da 10,4 a 26,6 miliardi di euro (+155,9%), quella del turismo per motivi culturali e verso le città d’arte è lievitata da 3,3 a 12,4 miliardi di euro (+274,9%). A fonte di questi imponenti flussi turistici, è avvenuta una ricomposizione dell’industria ricettiva italiana. Nel giro di dieci anni, tra il 2012 e il 2022, il numero dei posti letto disponibili nelle strutture di ospitalità è aumentato complessivamente del 9,2%, fino a superare i 5,2 milioni. Si osserva una espansione significativa della ricettività nelle strutture a 5 stelle e 5 stelle di lusso (+45,2%), e in misura più contenuta in quelle a 4 stelle (+13,9%).

Diritti civili

Le famiglie in Italia sono complessivamente 25,3 milioni. Quelle tradizionali, composte da una coppia, con o senza figli, sono il 52,4% del totale (erano il 60,0% nel 2009). Il 32,2% delle famiglie (8,1 milioni) è formato da una coppia con figli (nel 2009 la percentuale era del 39,0%). Il numero dei matrimoni si riduce (ne erano stati celebrati 246.613 nel 2008, solo 180.416 nel 2021) e oggi 1,6 milioni di famiglie (l’11,4% del totale) sono costituite da coppie non coniugate. Inoltre, dal 2018 al 2021 sono state celebrate 8.792 unioni civili (all’inizio del 2022 in Italia risultavano 17.453 cittadini uniti civilmente). I cittadini stranieri oggi sono presenti in 2,6 milioni di nuclei familiari (il 9,8% del totale) e 1,8 milioni di famiglie (il 7,0% del totale) sono composte esclusivamente da stranieri. Sembra giunta a maturazione una nuova stagione di rivendicazioni di diritti civili, come dimostrano le opinioni espresse dagli italiani in merito ad alcune questioni dirimenti che faticano a trovare un riconoscimento ufficiale, per via legislativa. Il 74,0% si dice favorevole all’eutanasia, il 70,3% approva l’adozione di figli da parte dei single, il 65,6% si schiera a favore del matrimonio egualitario tra persone dello stesso sesso, il 54,3% è d’accordo con l’adozione di figli da parte di persone dello stesso sesso.

Incomunicabilità generazionale

La distanza esistenziale dei giovani di oggi dalle generazioni che li hanno preceduti sembra abissale. I 18-34enni sono poco più di 10 milioni, pari al 17,5% della popolazione totale, mentre nel 2003 superavano i 13 milioni, pari al 23,0% della popolazione: in vent’anni abbiamo perso quasi 3 milioni di giovani. E le previsioni per il futuro sono fortemente negative: nel 2050 i 18-34enni saranno poco più di 8 milioni, appena il 15,2% della popolazione. I giovani sono pochi, esprimono un leggero peso demografico, quindi inesorabilmente contano poco.

Espatriati e esuli

Il nostro Paese continua a essere un Paese di emigrazione (sono più di 5,9 milioni gli italiani attualmente residenti all’estero, pari al 10,1% dei residenti in Italia), più che di immigrazione (sono 5 milioni gli stranieri residenti nel nostro Paese, pari all’8,6% dei residenti in Italia). Gli italiani che si sono stabiliti all’estero sono aumentati del 36,7% negli ultimi dieci anni (ovvero quasi 1,6 milioni in più). A caratterizzare i flussi centrifughi più recenti è l’aumento significativo della componente giovanile. Nell’ultimo anno gli espatriati sono stati 82.014, di cui il 44,0% tra 18 e 34 anni (36.125 giovani).

Gli anziani di domani

Gli anziani rappresentano oggi il 24,1% della popolazione complessiva e nel 2050 saranno 4,6 milioni in più: raggiungeranno un peso del 34,5% sul totale della popolazione. Gli anziani di domani saranno sempre più senza figli e sempre più soli. Il numero medio dei componenti delle famiglie scenderà da 2,31 nel 2023 a 2,15 nel 2040. Le coppie con figli diminuiranno fino a rappresentare nel 2040 solo il 25,8% del totale, mentre le famiglie unipersonali aumenteranno fino a 9,7 milioni (il 37,0% del totale).

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