In politica c’è chi guarda avanti e chi usa lo specchietto retrovisore. Succede a sinistra, a destra e nella galassia del centro. Giorgia Meloni, dal settembre 2022 è impegnata a traghettare la destra verso un futuro da partito conservatore di massa. Viaggiando intorno al 30%, Fratelli d’Italia non può più essere il partito che era quando raggranellava il 4-6%. Un leader politico deve saper interpretare il consenso che raccoglie, senza intestardirsi a ripetere giaculatorie del passato ma proponendo contenuti nuovi e dando voce ad esigenze che non si sentono altrimenti rappresentate. La sinistra, purtroppo, non capisce, o fa finta di non capire, che lo sforzo di Giorgia Meloni dovrebbe essere apprezzato anche da quelle sponde e dovrebbe essere perfino incoraggiato. Ostinarsi a dire che questa è la destra peggiore di sempre è una falsità e un oltraggio al buon senso.
Probabilmente qualcuno a sinistra vedrà con favore l’iniziativa di Gianni Alemanno che ha sta creando un partito per dare fastidio a Giorgia Meloni, tentare di sottrarle qualche voto e ricicciare una sloganista piena di contraddizioni. Alemanno grida al tradimento, accusa Meloni di essere schiacciata sull’America ma nello stesso tempo chiede l’uscita dall’euro Una volta la destra anti-Usa era fieramente europeista. Ma tant’è. Alemanno se la prende con la Nato, con Israele, freddo con l’Ucraina ma non con Putin invoca la liberazione della Palestina…(liberazione da cosa?) Si ritrova in sintonia con un comunista purosangue, come Marco Rizzo. Il che non imbarazza nessuno dei due. Ma è eloquente sulla confusione di idee e di culture politiche in cui nasce la creatura dell’ex sindaco di Roma e già Ministro dell’Agricoltura. Insomma non proprio un outsider del potere. A cosa servirà questo rigurgito di una destra confusionaria, anticapitalista, antiamericana, anti-europea, anti-israeliana, ma non altrettanto anti Putin e Xi Jinping? In vista delle elezioni europee proverà a frenare la crescita di Fratelli d’Italia facendo un regalo a Salvini che non vede l’ora di brindare ad un indebolimento di Meloni. Non sappiamo se ci riuscirà Ma chiamare tutto questo Indipendenza, forse è un po’ troppo.
Giuseppe Mazzei
Filosofo, Ph.D. giornalista, lobbista, docente a contratto e saggista. Dal 1979 al 2004 alla Rai, vicedirettore Tg1 e Tg2, quirinalista e responsabile dei rapporti con le Authority. Per 9 anni Direttore dei Rapporti istituzionali di Allianz. Fondatore e Presidente onorario delle associazioni "Il Chiostro - trasparenza e professionalità delle lobby" e "Public Affairs Community of Europe" (PACE). Ha insegnato alla Sapienza, Tor Vergata, Iulm e Luiss di cui ha diretto la Scuola di giornalismo. Scrivi all'autore