Un’ondata di antisemitismo sta nuovamente esplodendo perfino nelle nostre democrazie occidentali. Cosa c’è all’origine di questo preoccupante fenomeno?
L’antisemitismo ha origini molto antiche. Purtroppo, ha avuto in passato anche il sostegno della Chiesa. L’antisemitismo si basa anche sull’idea che ci sia una religione superiore ad un’altra. Questo non è vero. Il rimedio è di tipo culturale. Bisogna insegnare ai bambini che tutti gli uomini sono uguali, che tutti siamo di origine divina e siamo stati creati a immagine di Dio.
Perché questa ripresa dell’antisemitismo in coincidenza con la guerra di Israele contro i terroristi di Hamas?
Ogni occasione è buona per far riemergere il tentativo di discriminazione contro Israele. È un’antica abitudine pensare che un piccolo Paese di pochi milioni di abitanti circondato da Paesi di religione musulmana possa essere schiacciato ed eliminato solo perché difende la propria identità senza attentare all’identità degli altri. Gli ebrei per non essere discriminati si dovevano convertire all’Islam o al Cristianesimo. Solo così venivano tollerati. Fa eccezione, ovviamente, la follia nazista per cui gli ebri andavano eliminati solo per il fatto di esistere. Oggi è l’anniversario della Notte dei cristalli, quando furono assaltati negozi e sinagoghe ebree in Germania.
Cosa impedisce a ebrei e palestinesi di convivere pacificamente?
Io sono un ebreo palestinese, e discendo da una famiglia palestinese. Siamo tutti nati in queste terre sacre. Quando nel 1947 i miei furono cacciati da Gerusalemme, accettammo la risoluzione 181 dell’Onu. Gli arabi palestinesi invece non l’accettarono. Se lo avessero fatto non ci sarebbe stato nessun conflitto e i due popoli avrebbero convissuto serenamente in due Stati. Invece i Paesi arabi, anche non confinanti, scatenarono una guerra contro Israele. Dopo l’armistizio, gli ebrei palestinesi si sono uniformati alle decisioni dell’Onu mentre gli arabi palestinesi aizzati e strumentalizzati dai Paesi arabi hanno continuato a pensare che gli ebrei dovessero essere cacciati dalla loro terra e “buttati a mare”. Gli ebrei sono discriminati perché secondo l’ideologia dell’Islam le terre che anche per un periodo storico limitato sono state dell’islam devo tornare ad essere per sempre di loro proprietà. Per esempio, siccome la Spagna è stata dominata per un periodo dall’Islam, dovrebbe trovare ad essere per sempre islamica. Nelle terre sacre l’Islam è arrivato secoli dopo l’ebraismo e il cristianesimo, solo dopo l’anno 622.
È pessimista sulla possibilità di costruire la pace?
Io sono laureato in fisica e studio astrofisica. Vista da lontano la terra è un puntino piccolissimo nell’ universo. In cui dovremmo vivere tutti in pace invece di comportarci come pazzi che si fanno le guerre. C’è un dialogo tra le religioni, io parlo con l’imam della moschea di Roma con i cristiani e pensiamo che il dialogo sia possibile. Ma c’è una componente dell’Islam radicale che tutto questo non lo vuole e aizza gli animi verso l’odio. Come fondatore del Centro Internazionale di Ricerca Sistemica di cui sono Presidente, tramite il progetto finanziato dalla Commissione Europea SHIELD https://www.ricercasistemica.org/progetto-shield/, lavoriamo costantemente con le comunità religiose cristiane e mussulmane e gli esperti di sicurezza europei per rendere i nostri luoghi sacri più sicuri anche nei confronti della minaccia terroristica, ma, come spesso amo ripetere, – tutto parte dall’educazione dei bambini. L’educazione al rispetto reciproco rappresenta l’unica possibilità concreta che nel prossimo futuro il sentimento di fratellanza e di pace cresca sempre di più e venga nutrito con i giusti insegnamenti.
L’Islam radicale si comporta così per convinzione o per strumentalizzazione politica?
È un problema di formazione, se da piccoli i bambini vengono vestiti da terroristi e istigati all’odio non c’è speranza.
Dopo questo conflitto, se il terrorismo di Hamas sarà definitivamente estirpato sarà possibile arrivare ad una pacificazione definitiva di questa tormentata area?
Il dialogo si fa tra due soggetti che si rispettano. Non è possibile se uno vuole l’eliminazione dell’altro. Anche se i musulmani sono un miliardo e mezzo e gli ebrei pochi milioni, questo non deve comportare nessuna discriminazione contro gli ebrei. Se gli arabi palestinesi avessero voluto vivere in pace avrebbero accettato le decisioni dell’Onu. I loro capi politici Invece di acquistare armi per distruggere Israele avrebbero dovuto dato il pane e una va civile ai loro cittadini.
C’è un’evoluzione in vari Paesi arabi che, anche attraverso gli “accordi di Abramo”, si sono riavvicinati a Israele e non coltivano più disegni aggressivi contro gli ebrei. Perché nonostante questo gli estremisti impongono la loro linea e non si riesce a trovare una via verso la pacificazione?
Purtroppo anche in questi Paesi arabi moderati manca il coraggio di opporsi contro Hamas. Gli stessi arabi palestinesi di Gaza non hanno la forza di liberarsi di questo gruppo. La guerra finirebbe subito se gli ostaggi fossero liberati e se i capi responsabili del massacro del 7 ottobre fossero consegnati alla giustizia. Ma così non è. Estirpare l’odio dalla mentalità a cominciare dai bambini è l’unica soluzione possibile