Stiamo tirando su una generazione di smemorati, e non sempre per colpa loro.
Aumentano gli episodi di antisemitismo, è cresciuto il numero degli imbecilli che non credono che l’Olocausto sia mai avvenuto, se chiedete in giro nelle medie superiori cosa siano gli eccidi delle foibe – commemorati con parole coraggiose dal Presidente Mattarella- vedrete volti disorientati e smarriti.
L’ignoranza della storia si sta diffondendo con ritmi crescenti e nessuno corre ai ripari.
Si possono realizzare servizi televisivi, fiction, film, si possono scrivere fiumi di inchiostro virtuale e non su giornali, riviste e siti Internet. Tutto questo serve solo se nei programmi scolastici questi argomenti sono adeguatamente trattati, se i docenti si soffermano con profondità su queste terribili pagine di storia recente e se fanno comprendere ai giovani la portata e il significato di queste tragedie.
E così si arriva al nocciolo del problema: l’insegnamento della Storia.
Sarebbe opportuno che l’attuale Ministro della Pubblica Istruzione Lucia Azzolina, insediatasi circa un paio di mesi fa, si facesse aggiornare dagli esperti del palazzone di Viale Trastevere sullo stato dell’insegnamento della storia degli ultimi 150 anni e in particolare dell’ultimo secolo.
Scoprirebbe che poco o nulla viene insegnato di ciò che incide di più nella formazione delle coscienze civiche delle nuove generazioni, che magari sanno molto delle guerre politico religiose e delle lotte tra i regni tra il XVI e XVII secolo ma di ciò che è successo nel Novecento e nei primi anni del XXI secolo hanno solo un’infarinatura approssimativa. E non è certo colpa degli studenti se i programmi ministeriali sono inadeguati.
La periodizzazione della storia andrebbe completamente e urgentemente rivista.
Prendiamo ad esempio il Ginnasio e il Liceo Classico. Nella IV classe del Ginnasio oltre a insegnare la storia dell’Oriente e della Grecia si potrebbe già insegnare gran parte della storia romana arrivando fino all’avvento del Cristianesimo e alla sua diffusione, Nel V anno del Ginnasio si potrebbe partire dalla disgregazione della civiltà romana, passando per il Medio Evo, i Comuni, la colonizzazione, fino alle guerre di predominio in Europa. Nel Primo anno di Liceo si potrebbe insegnare la storia che ancora si chiama moderna, dalla Riforma protestante, all’illuminismo alla rivoluzione americana e Francese. Nel Secondo anno del Liceo ci si potrebbe concentrare sulla Restaurazione, il Risorgimento, l’Unità d’Italia fino alle colonizzazioni e alla fine dell’800- Il Quinto anno del Liceo dovrebbe iniziare con la Prima Guerra Mondiale e protrarsi fino alla fine del Comunismo, all’introduzione dell’Euro e ai principali eventi dell’inizio degli anni 2000.
In questo modo ci sarebbe il tempo necessario per dedicare la massima attenzione alla storia che più incide sulla formazione dei giovani. Qualcuno obietterà che insegnare la storia più recente può esporre al rischio si indebite influenze politiche sulle coscienze dei giovani e di possibili strumentalizzazioni di parte. Questo rischio era più consistente quando esistevano forti ideologie contrapposte ma ora le ideologie non ci sono più e c’è maggiore equilibrio nell’esposizione e interpretazione dei fatti. In ogni caso, fatta salva l’autonomia della didattica, il Ministero ha tutti gli strumenti per identificare casi di abusi nell’insegnamento della storia e intervenire con adeguata severità.
Se possiamo permetterci, daremmo un consiglio al cerimoniale della Presidenza della Repubblica: ogni volta che il Presidente sarà presente per ricordare un evento storico, si faccia accompagnare dal Ministro della Pubblica Istruzione. Sarà un elemento simbolico per indicare il nesso imprescindibile della memoria con l’insegnamento della storia.