Il teorema: “i nemici dei miei nemici sono miei amici” non sempre vale in politica. Sicuramente non vale nel caso del governo Meloni e dei suoi rapporti con le opposizioni. Beninteso, Meloni non ha veri e propri nemici nella coalizione che ha vinto le elezioni. Nemici no, ma concorrenti che nutrono poca simpatia verso di lei si. Alcuni vecchi, altri emergenti.
Non è un mistero che la Lega di Salvini si senta stretta nel rapporto con Fratelli d’Italia che marcia verso il 30%, più di 4 volte il consenso del Carroccio. Ma non finisce qui. Ci sono tentativi di provocare spaccature tra le file del partito di Meloni. Gianni Alemanno non ne fa mistero e non vede l’ora di tornare in scena, dopo l’infelice gestione del Comune di Roma, per prendersi una serie di rivincite anche personali. Tutto questo succede alla viglia di un autunno difficile, in vista delle elezioni europee. I dietrologi ci vedrebbero una qualche regia: qualche oscuro potere che non sopporta Meloni e vuole metterla in difficoltà. Chissà. Ma noi stiamo ai fatti.
I fatti dicono che la giovane leader ha in mente di costruire un “rassemblement” conservatore nel quale raccogliere forze di destra moderna che guardano avanti e non vivono di nostalgie più o meno ingombranti o ridicole. Questo significa diluire le componenti più estreme della destra in un nuovo contenitore che per sua natura non può che essere più moderato.
Per dirla col linguaggio di Giovanni Sartori, il progetto di Meloni attiva una tendenza centripeta e non centrifuga del sistema politico italiano e mira a stabilizzarlo. Cosa dovrebbe fare la sinistra di fronte a questo progetto? Intanto capirlo, poi contrapporgli un altro progetto ma certamente non dovrebbe gioire nel vedere riemergere spinte estremiste che sono ostili al disegno politico di Meloni.
E invece, a quanto pare, la sinistra sta dando -indirettamente e involontariamente- una mano a queste spinte cercando di dimostrare l’indimostrabile e cioè che Meloni sarebbe ostaggio di questi estremisti. Il che non è vero. A meno che la sinistra non pensi che il 30% degli italiani che ha fiducia in Meloni sia fatto tutto di estremisti. Nel qual caso… saremmo fritti.
Il caso del generale (di cui non farò mai il nome) è emblematico.
Il Pd avrebbe dovuto elogiare il comportamento esemplare e istituzionale del ministro della Difesa e fare quadrato intorno a Crosetto. Invece ha cominciato a tirarlo per la giacchetta chiedendogli di defenestrare il signore con le stellette per seminare altra zizzania in casa Meloni.
Un capolavoro di autolesionismo che ha rinfocolato la cagnara sul generale e dato spago a chi vuol usare il caso per dar fiato alle componenti meno moderate della destra. Domanda: davvero il Pd pensa che sia più utile all’Italia e ad una vera forza di sinistra dare occasioni di visibilità a una destra estremista che a una moderata…?