Nei giorni scorsi in Slovenia è caduto l’equivalente di un mese di pioggia in sole 24 ore e il ministro sloveno della Coesione, Aleksander Jevšek, ha condiviso dati e previsioni su finanziamenti destinati alla ricostruzione post-alluvione che ha colpito duramente il Paese e sulle risorse disponibili per affrontare le sfide causate dalla recente catastrofe naturale. Il ministero della Coesione ha indicato che la Slovenia potrebbe ottenere già quest’anno dal Fondo di Solidarietà dell’Unione Europea fino a 100 milioni di euro di finanziamenti, seguiti da ulteriori 300 milioni l’anno prossimo dal momento che i danni causati dalle calamità naturali dovrebbero superare lo 0,6% del PIL del paese. Il ministro ha infatti confermato che stime approssimative li valutano in diversi miliardi di euro. Tuttavia, ha sottolineato che i numeri esatti saranno resi noti una volta calcolati i danni complessivi.
Recovery Fund
La Slovenia ha anche a disposizione risorse aggiuntive pari a 2,7 miliardi di euro dal Recovery Fund “Next Generation EU”, in cui si inserisce il PNRR. Anche se questi fondi sono stati originariamente destinati al recupero post-pandemia, ci sarebbe la possibilità di utilizzarli per il ripristino post-alluvione. Un’altra fonte di finanziamento sono i programmi di coesione dell’UE, con un potenziale di oltre tre miliardi di euro nei prossimi tre anni. In totale si stima dunque che la Slovenia potrebbe accedere a 6 miliardi e 400 milioni di euro.
Ripristino delle infrastrutture
In merito all’utilizzo dei fondi, il ministro ha dichiarato che saranno principalmente destinati al ripristino dell’infrastruttura pubblica, inclusi sistemi fognari, acquedotti, strade danneggiate e strutture sanitarie distrutte. Verranno inoltre coperti i costi delle operazioni di soccorso e la ricostruzione del patrimonio culturale. Jevšek ha chiarito che una parte significativa di questi fondi sarà destinata alla gestione delle conseguenze delle alluvioni e al miglioramento delle condizioni di vita nelle aree più colpite. Tutti i ministeri dovranno identificare i progetti in corso che non saranno completati entro la fine dell’anno, così da indirizzare i finanziamenti verso un Fondo di solidarietà nazionale e raccogliere tutte le risorse disponibili per finanziare le operazioni di ripristino a lungo termine.