Un Angelus particolarmente duro quello di ieri di Papa Francesco, dedicato in gran parte a un tema che a lui sta particolarmente a cuore: lʼimmigrazione. Ha ricordato, con il viso tirato tra emozione e rabbia, lʼultimo naufragio avvenuto nel Mediterraneo alcuni giorni fa che ha visto perire 41 persone, affermando di aver pregato per loro. Poi lʼaffondo: “Lo dobbiamo dire con dolore e vergogna: dallʼinizio dellʼanno quasi 2mila persone, tra cui donne e bambini, hanno perso la vita in mare cercando di raggiungere lʼEuropa”. Un numero davvero enorme, un problema che in questo momento sembra essere insormontabile, a meno che non ci si sieda davanti a un tavolo, seriamente, per trovare una soluzione definitiva. Da qui lʼappello del Pontefice alle forze politiche e diplomatiche affinché riescano a sanare questa “piaga aperta nella nostra umanità”. Una piaga che sembra non avere fine. Anche la giornata di ieri è stata funestata da notizie funeste in tema di immigrazione, come il ritrovamento di uno dei due dispersi del naufragio di sabato scorso di un’imbarcazione con 13 migranti al largo di Marettimo, in Sicilia.
Preghiera per la martoriata Ucraina
Tornando al canonico appuntamento domenicale in piazza San Pietro, il Santo Padre ha esortato tutti a non dimenticare il conflitto in essere alle porte dellʼEuropa: “Preghiamo per la martoriata Ucraina che soffre tanto in questa guerra”. Ma il Papa ha chiesto di pregare anche per il Camerun affinché anche qui possano tacere le armi quanto prima: “Domani (oggi, ndr) a Bafoussam ci sarà un pellegrinaggio per chiedere la pace in questo Paese ancora afflitto dalla violenza e dalla guerra, un pensiero a questo popolo che soffre da anni”. Il Vescovo di Roma ha poi assicurato il suo pensiero “per le vittime degli incendi che hanno devastato lʼisola di Maui, nelle Hawaii”.
Peccato e diavolo da combattere
All’Angelus, Francesco si è soffermato sul brano del Vangelo in cui Gesù camminando sul Mare di Galilea va incontro ai discepoli in balia delle acque per tranquillizzarli. Il Papa ha esortato a invocare e accogliere Cristo ogni volta che abbiamo paura “di affondare” e “di essere risucchiati dal male”, perché Gesù calpesta per noi “la morte, il peccato e il diavolo”. Francesco ha spiegato che il motivo di questo gesto non va ricercato in una dimostrazione di grandezza e di potenza, ma nel fatto che gli abissi erano simbolo del caos e richiamavano le oscurità degli inferi, potenze che Gesù domina e dalle quali protegge.