Ancora giù la produzione industriale. Un calo che avrà ripercussioni su più comparti e complessivamente sul Pil nazionale. I conti fatti dall’Istat nel quarto trimestre del 2019 parlano di una produzione industriale che è scesa in termini congiunturali dell’1.4%.
Lo rileva l’Istituto di statistica, spiegando che si tratta del calo più forte dal quarto trimestre, frenata che riporta alla crisi del 2012. Inoltre la flessione segue quelle del secondo e del terzo trimestre. Una discesa che preoccupa perché finora non ci sono antidoti, che nel caso dell’economia significano riforme, innovazioni, incentivi, tagli sul costo del lavoro, congiunture favorevoli internazionali.
Tutte cose che non si vedono all’orizzonte. Anzi gli ecomostri già pronunciano una parola che significa tanto e in negativo, “recessione”. Un gelo che per l’Italia non è più una previsione ma una realtà: l’economia è entrata in una fase recessiva quindi di grande sorvegliato speciale in zona euro. Non solo, gli analisti osservano con allarme che anche la produzione industriale proprio a fine 2019 ha subito una frenata da brivido con un calo del 2.7% che segna un record negativo negli ultimi due anni. Di calcoli inoltre se ne fanno tanti, e sono spesso rapporti tecnici che mostrano sempre il bicchiere mezzo vuoto, secondo l’Istat, ad esempio, su base annua la diminuzione della produzione industriale è stata del 4.3%, troppo per una economia nazionale che offre sempre più spunti negativi. Tanto dal momento che la produzione industriale è scesa così bruscamente giù come non si registrava negli ultimi 5 anni. Nel 2018 la flessione, infatti era stata più contenuta, sull’1.3%.
Questi i settori più esposti,- anche se ci sono marcate diminuzioni in tutti i comparti -: diminuzioni per i beni intermedi (-6,6%), l’energia (-6%) e i beni strumentali (-4,7%); un decremento più contenuto si osserva per i beni di consumo (-0,8%).
La produzione industriale nel comparto degli autoveicoli, inoltre, nel 2019 ha segnato un ribasso annuo del 13,9%: secondo la rilevazione fatta dall’Istat. Si tratta del ribasso più forte dal 2012. Poi ci sono settori che invece hanno un segno più. Attività economiche che registrano incrementi tendenziali, ci sono alcune performance positive, che si registrano per la fabbricazione di computer, prodotti di elettronica e ottica con oltre il cinque per cento di crescita, un successo anche per l’industria alimentare, bevande e tabacco con un quasi tre per cento di crescita.