Un’ennesima riedizione della telenovela dei magistrati che alzano barricate contro il Governo sulla giustizia? Nessuno ne sente il bisogno. E non farebbe bene al Paese.
La riforma di norme e procedure penali in due tempi, annunciata da mesi da Nordio, rischia di trovarsi di fronte il fuoco incrociato dell’Associazione nazionale magistrati. Lo spettacolo non è nuovo. Ogni volta che nel corso degli ultimi 30 anni i vari Governi di diversa coloritura politica hanno messo mano a modifiche che riguardavano la giustizia si è messo in moto un meccanismo teso a bloccare tutto che ha coinvolto i magistrati le cui posizioni spesso sono state strumentalizzate politicamente.
I magistrati sono cittadini come gli altri, hanno diritto di esprimere opinioni, ma non possono costituirsi come controparte del Governo e del Parlamento nell’attività legislativa che esula dai loro poteri. La magistratura applica le leggi non le scrive né le approva. Questi compiti appartengono ad altri poteri dello Stato.
L’esperienza dei magistrati può e deve essere messa a disposizione del legislatore che ne deve tener conto. Ma le decisioni finali spettano solo a chi è stato scelto dal popolo e al popolo risponde, non a chi è vincitore di un concorso pubblico. Tentare di alzare barricate usando toni e argomenti impropri contro le sovrane decisioni di Parlamento e Governo è inaccettabile e ci si augura che Nordio non si lasci condizionare come, purtroppo, è successo ad altri suoi predecessori.
Tante norme penali, come l’abuso d’ufficio, hanno dimostrato di non funzionare più e di non trovare una concreta ed efficace applicazione.
Altri reati, come il traffico di influenze illecite, sono stati stigmatizzati da subito dalla Cassazione come fumosi, generici perchè non veniva data una definizione precisa quali fossero le influenze lecite.
Sulle intercettazioni telefoniche è ormai matura la convinzione che esse siano indispensabili ma che il loro uso debba essere finalizzato alle indagini e non alla distruzione di persone che non c’entrano nulla con le inchieste.
Su questi temi la magistratura farebbe bene ad avanzare proposte e suggerimenti applicabili, con discrezione e senza costituirsi come tribuno del popolo.
Nessuno deve attentare all’autonomia dell’ordine giudiziario ma il Governo deve adeguare le norme e le procedure e non deve farsi spaventare da nessuno.