“Il ‘fine processo mai’? Un’aberrazione giuridica che inciderà gravemente sia sugli investimenti delle nostre piccole imprese, sia soprattutto agli occhi di investitori stranieri che potrebbero adesso avere più di un dubbio sulle potenzialità dell’Italia”. Conflavoro Pmi critica duramente lo stop alla prescrizione, temendo un aggravio in termini burocratici ed economici non solo per il tessuto imprenditoriale, ma anche per i cittadini comuni.
“Lo stop alla prescrizione dopo la sentenza di primo grado, sia essa di condanna o assoluzione, è una forzatura di carattere giuridico che, oltre a contrastare con l’articolo 111 della Costituzione, cozza contro ogni logica di buon senso civico e sostanziale. Si vuole cioè risolvere il gravissimo problema della lunghezza dei procedimenti penali – ricorda Conflavoro Pmi – non attraverso un intervento strutturale sugli organici o sulla concreta operatività dell’apparato, bensì andando a colpire i cittadini e le aziende nel loro diritto di vedersi celermente riconosciuta la loro posizione nell’ambito del processo di cui sono parte”.
“Si vuole in sostanza eliminare il problema dell’interruzione dei processi non accorciandone la durata – in permanente garanzia della corretta esecuzione procedimentale – ma allungandone il corso senza misura. Si vuole abbattere un diritto senza garanzia di ottenere il risultato prospettato. Ma non si ridurranno i tempi già ora biblici della burocrazia, non si renderà un servizio di giustizia concreta ai nostri cittadini. Anzi è vero il contrario: la logica conseguenza sarà quella di affliggere ancora di più la posizione soggettiva di cittadini e imprenditori coinvolti in un procedimento penale, con tutti i relativi costi umani ed economici che ne deriveranno”.
“Va evitato assolutamente un ulteriore stallo – conclude Conflavoro Pmi – e a nostro avviso è necessario stralciare in toto la riforma dell’istituto così come prospettata. Auspichiamo che il buon senso prevalga su ogni altra ragione e che il Parlamento svolga la sua funzione di legislatore nell’assoluto ed esclusivo interesse del Paese, tenendo a mente la preminenza del bene pubblico su ogni altra linea di appartenenza politica. E ci auguriamo che, una volta tanto, si tutelino anche gli imprenditori, ricordandoci che il loro operato porta allo sviluppo del benessere comune. Non servono nuove incertezze, la nostra burocrazia garantisce già così abbastanza problemi”.