L’impegno del Governo, e del Ministro Piantedosi in particolare, ha finora ottenuto un primo risultato importante: convincere gli altri Paesi dell’Unione che l’immigrazione non è una questione nazionale di questo o quello Stato ma è un problema europeo.
Giorgia Meloni da questo punto di vista ha una posizione di vantaggio: Roma ha ottimi rapporti con Berlino e Parigi ma ha anche ascolto presso altri Paesi, come la Polonia e l’Ungheria che sono i più ostili, anche non gli unici verso una condivisione delle responsabilità nella politica migratoria.
Tocca dunque al nostro Governo tessere una complessa e delicata tela diplomatica con Paesi come Spagna, Francia e Germania da una parte e i Paesi del gruppo di Visegrad dall’altra.
In questo quadro l’Italia è la frontiera più esposta soprattutto per le condizioni in cui si verifica l’immigrazione irregolare che da noi viene quasi tutta via mare e comporta complesse attività per evitare che il Mediterraneo divenga sempre più un mostruoso cimitero che offende le coscienze di popoli civili.
Il nostro Governo è riuscito finora a scrollarsi di dosso l’immagine di comodo di un Paese che fa proclami altisonanti contro gli immigrati sapendo che nella realtà il fenomeno non si può negare ma va solo ben regolato.
L’Italia, uscita dall’angolo in cui per anni si trovava, ora deve giocare la partita in campo aperto ed essere il perno di una coalizione di Paesi responsabili che vogliono trovare soluzioni europee basate sulla responsabilità comune. Il superamento del Regolamento di Dublino, la definizione di ricollocamenti obbligatori sono i primi necessari passi per arrivare ad una svolta.
I presupposti ci sono anche perchè alle declamazioni minacciose di altri governi, quello di Meloni ,dopo qualche incertezza iniziale, ha preferito una politica di buon senso, pragmatica che punta al risultato e non a mettere bandierine inutili. Lo sforzo personale che Meloni sta facendo per la Tunisia ne è una prova inconfutabile. Si può ben sperare che continuando così l’Italia possa davvero fare la differenza e promuovere una politica europea che tranquillizzi tutti i governi e metta la parola fine al caos attuale su un tema con cui dovremo convivere per decenni