La situazione degli ecosistemi nel mondo è in grave pericolo. Gli scienziati hanno calcolato che l’uomo ha accelerato tra le 100 e le 1.000 volte il tasso di estinzione naturale delle specie, avviando la sesta estinzione di massa: il 12,5% della foresta atlantica, meno del 50% delle barriere coralline e meno dell’80% della foresta amazzonica, il polmone verde della Terra, ormai malato di un enfisema gravissimo.
Lo report testimonia il report “Biodiversità fragile, maneggiare con cura: status, tendenze, minacce e soluzioni” presentato dal WWF teatro comunale Parravano di Caserta. Una occasione per discutere di tematiche ambientali e sostenibili a livello nazionale, promuovendo la conservazione della natura e la tutela della biodiversità, che ha previsto conferenze, dibattiti e tavole rotonde su tematiche quali il cambiamento climatico, la protezione della biodiversità, la conservazione delle foreste e dei mari, la gestione sostenibile dell’energia, l’agricoltura e l’alimentazione sostenibili e la tutela delle specie in via di estinzione.
Anche l’Italia è emergenza. Il 30% di vertebrati a rischio estinzione
Il rapporto ha evidenziato che anche nel nostro Paese la situazione è grave. La biodiversità italiana è esposta a molteplici minacce, il 68% degli ecosistemi italiani è in pericolo, il 35% in pericolo critico e il 30% delle specie di vertebrati e il 25% delle specie animali marine che rischiano l’estinzione. L’effetto combinato di questi rischi sta mettendo in pericolo la sopravvivenza di numerose specie animali e vegetali, tra cui alcune di quelle più rappresentative del nostro territorio, come il lupo, l’orso, la lince e l’aquila reale. “L’Italia è un hotspot di biodiversità – ha detto Gianluca Catullo, Responsabile specie e habitat WWF Italia –. Ma il 68% degli ecosistemi italiani è in pericolo. Oltre 21mila km2 di suolo è cementificato, mentre il 30% dei vertebrati è minacciato di estinzione. Per troppo tempo l’estinzione delle specie è rimasta in un cono d’ombra”.
I cambiamenti climatici e la cementificazione le principali cause
Anche l’aumento delle temperature sta modificando la distribuzione delle specie e la fenologia delle piante, creando uno sbilanciamento degli ecosistemi e un aumento di estinzioni locali. La situazione è particolarmente critica per alcune regioni del Paese, come la Sardegna e la Sicilia, dove l’abbandono delle attività agricole tradizionali e la diffusa urbanizzazione stanno mettendo a rischio molte specie tipiche dei territori. E mentre continua il contrasto alle illegalità con sfide sempre più difficili, come spiega l’Ammiraglio Ispettore (CP) Pietro Giuseppe Vella, direttore marittimo Campania e Comandante del Porto di Napoli, il referente WWF della Campania, Raffaele Lauria avverte: “Caserta è una delle poche province in Italia dove nel raggio di 50 km si possono ascoltare i lupi sui monti del matese e assistere alla nidificazione delle tartarughe marine sulle coste di Castel Volturno. Ma oggi l’urgenza è conservare tutto questo, e non ricordarsi della bellezza della natura soltanto quando si va in vacanza”.