La Russia ha celebrato il 78° anniversario della vittoria sulla Germania nazista con una parata militare sulla Piazza Rossa di Mosca in tono minore. Questo è il secondo anno che le celebrazioni si svolgono sullo sfondo della guerra in Ucraina. Inutile in questa sede analizzare la consistenza delle forze armate russe che hanno sfilato o dei mezzi militari sfoggiati. Ormai in Russia è davvero complicato distinguere la realtà dalla finzione. Impossibile sapere se i militari che si sono “orgogliosamente” esibiti siano poco più che miseri figuranti o personale ben addestrato e pronto a dare man forte alle milizie mercenarie del Gruppo Wagner che lamenta, per bocca di Yevgeny Prigozhin, di essere stato lasciato solo a combattere il nemico a Bakhmut.
“Non ci sono popoli ostili né in Occidente né in Oriente. Come la maggioranza assoluta delle persone sul pianeta, vogliamo vedere un futuro pacifico, libero e stabile. Credo che qualsiasi l’ideologia della supremazia è intrinsecamente disgustosa, criminale e mortale”.
Se durante un gioco a premi, fosse stato posto al concorrente di turno il quesito circa chi abbia potuto pronunciare questa frase, dovendo scegliere tra Martin Luther King, Mahatma Gandhi e Vladimir Putin, siamo certi che in pochi sarebbero riusciti ad indovinare che queste parole le ha pronunciate proprio il despota russo. E non sono tratte da un discorso di alcuni anni fa, quando la Russia giocava ancora a interpretare il ruolo del Paese post-sovietico aperto al dialogo con l’Occidente, ma nel 2023, ossia 15 mesi dopo aver dato il via ad una delle più feroci guerre di aggressione contro uno Stato sovrano, l’Ucraina.
Neanche i più avvezzi alla vetusta e stantia propaganda russa, avrebbero potuto immaginare una simile sceneggiatura: Putin che dal palco del 9 maggio, sulla Piazza Rossa di Mosca, veste i panni del pacifista incallito. Fortunatamente, però, è stato lo stesso presidente russo che, pochi minuti dopo, sfoderando il solito repertorio di sovietica memoria, ha riportato tutti con i piedi saldamente piantati per terra.
Nel suo discorso, Vladimir Putin ha affermato che è stata “scatenata” una guerra contro la Russia, incolpando le “élite globaliste occidentali” e paragonandole ai nazisti. Secondo Putin, vogliono “ottenere la disintegrazione e la distruzione del Paese”, aggiungendo che Mosca, durante la guerra in Ucraina, “proteggerà il Donbass e ne garantirà la sicurezza (sic!)”.
C’è un elemento di novità da registrare. Quest’anno, Putin si è ricordato di menzionare gli alleati dell’URSS che contribuirono alla vittoria sul nazifascismo, cosa che non aveva fatto negli ultimi anni. Forse questa scelta è stata indotta dalla volontà di ingraziarsi i leader dei Paesi della CSI che sono intervenuti alla parata.
Come era già accaduto lo scorso anno, il Giorno della Vittoria, anziché celebrare la fine della Seconda Guerra Mondiale, è stato utilizzato da Putin per parlare della guerra in Ucraina, insistendo nel definirla un’operazione militare speciale.
Complessivamente la parata è stata più breve rispetto agli anni precedenti, durando circa 50 minuti, compresa la sfilata delle truppe ed il discorso di Putin. La parte aerea della manifestazione è stata annullata. A detta del Comandante in capo delle forze di terra della Federazione Russa, il generale dell’esercito Oleg Salyukov, “a causa del maltempo”.
Per motivi di sicurezza, più di 20 regioni della Russia e della Crimea sotto occupazione hanno annullato le parate militari ed eventi pubblici a livello locale.