Livelli ancora preoccupanti per l’inflazione, che per Confesercenti prefigurano una “nuova rilevante erosione”, del potere d’acquisto delle famiglie. Non è ancora tempo per la Confederazione di dichiararsi fuori pericolo, ed osserva con preoccupazione il dato dell’inflazione di aprile, che evidenzia come l’indice registri un aumento rispetto ad aprile dello scorso anno (8,3%) e superiore a quanto registrato a marzo (7,6%), percentuale che analizza la Confederazione rimane “il principale fattore alla base dell’incremento è, ancora una volta, l’aumento dei prezzi dei beni energetici non regolamentati”.
Inflazione erode i redditi
L’Ufficio economico Confesercenti indica cautela “Non si deve, dunque, abbassare la guardia: l’inflazione per ora acquisita è pari al 5,4% mentre quella di fondo, al netto dei soli energetici, resta ferma al 6,4%. Livelli ancora preoccupanti”, sottolinea la Confederazione, “che prefigurano una nuova rilevante erosione del potere d’acquisto delle famiglie, che già hanno registrato 12 miliardi in meno lo scorso anno ed hanno portato a livelli mai visti (5%) la propensione al risparmio”.
Effetto domino sui rincari
Ancora l’energia sul banco dell’accusa a determinare l’effetto domino dei rincari.
“L’inflazione energetica”, sottolinea Confesercenti, “ha pesato e continua ad incidere sul potere d’acquisto delle famiglie e dunque sulla crescita dei consumi. In questo senso, il taglio del cuneo fiscale del
Governo contenuto nel decreto lavoro è un intervento certamente positivo, volto a sostenere il potere d’acquisto delle famiglie e la nostra economia in una fase delicata”.
Detassare i futuri contratti L’impatto positivo, secondo il calcolo della Confederazione però, rischia di essere fortemente ridotto da un ritorno all’aumento delle tariffe energetiche. “Per questo, riteniamo
opportuna e necessaria anche una misura di detassazione dei futuri aumenti contrattuali riferiti ai Ccnl comparativamente più rappresentativi”, spiega infine la Confesercenti, “per sostenere con più
vigore i consumi e quindi, l’occupazione e la crescita del Paese: si genererebbero 2,9 miliardi di consumi aggiuntivi”.