lunedì, 18 Novembre, 2024
Politica

“Da Livatino lezione di giustizia e di carità”

Nordio ricorda il giudice assassinato dalla mafia

“Rosario Livatino è stato dichiarato Beato non solo per il suo coraggio, ma perché ha perdonato in limine mortis ai suoi aggressori che differenzia la bontà dalla santità”. Così il Ministro della Giustizia Carlo Nordio nel concludere l’incontro tenuto nel Palazzo di Giustizia di Padova, in ricordo del giudice Rosario Livatino, primo magistrato beato nella storia della Chiesa cattolica, assassinato dalla mafia il 21 settembre 1990 a 37 anni.

Il sacrificio di un magistrato

Un confronto con magistrati, giudici, e personalità istituzionali e religiose, dal titolo: “Beati gli operatori di giustizia – La vita e il martirio del giudice Rosario Livatino: una proposta e una promessa per il presente di tutti”. Tra i relatori Fabio Pinelli, vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, che ha tracciato con esempi di vita e di esperienza professionale la figura del giovane procuratore assassinato dalla mafia. “Gli scritti di Rosario Livatino parlano di lui che aveva scelto di vivere da solo e di morire perché aveva preferito non avere la scorta”, ha esordito Fabio Pinelli, “magistrato particolarmente capace ed attrezzato era in grado di capire i fenomeni criminali, con un metodo di lavoro, prima che fossero creati i cosiddetti pool antimafia, tale da essere capace di cogliere gli elementi e le informazioni da selezionare per poi agire”.

Fedele alla Costituzione

“Il giudice Livatino”, ha sottolineato ancora il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, “con l’introduzione del nuovo codice di procedura penale che faceva entrare il procuratore come parte del processo, aveva avuto una crisi, tanto che non riconoscendosi in questa figura decise di trasferirsi in Tribunale per svolgere le funzioni del giudice”. “Lui”, ha ricostruito Fabio Pinelli, “era un fedele osservatore della Costituzione e rifuggiva l’idea del magistrato come autore, in luogo del legislatore, del bilanciamento dei valori”. “Livatino”, ha concluso l’esponente del Csm, “aveva invece un approccio intimamene costituzionale, tanto che si può aggiungere che questo lo abbia al suo percorso di fede, un laico della fede ma un sacerdote della Costituzione”.

Esempio straordinario

Parole commosse, autorevoli e di autentico trasporto personale, quelle dette dal Ministro della Giustizia, Carlo Nordio. “Il giudice Livatino è un esempio straordinario, perché abbiamo avuto molti magistrati uccisi nell’adempimento del proprio dovere, sono tutti eroi della democrazia ma lui è un santo”, ha posto in evidenza Nordio, “La differenza tra l’eroe e il beato sta proprio qui, che l’eroe muore per una causa in cui crede, ma il santo riesce addirittura a perdonare quelli che lo stanno sopprimendo. Questa è la ragione per cui Livatino sta, se mi è consentito il rilievo, al di sopra di tutti gli altri magistrati caduti nell’adempimento del dovere”.
Il coraggio del perdono Nordio ha ricordato di aver avuto “l’onore di presiedere all’arrivo della camicia insanguinata del collega Livatino al Ministero. Abbiamo avuto una cerimonia laica e successivamente una messa in sui onore. Sono stati due momenti solennemente significativi e complementari”, ha spiegato il ministro perché hanno coniugato il dovere civico con la santità. Rosario Livatino è stato dichiarato beato non solo per il suo coraggio, ma”, ha spiegato Nordio, “perché ha perdonato in limine mortis ai suoi aggressori che differenzia la bontà dalla santità”.

Risposta nel Nuovo Testamento

“In effetti questi sono argomenti che mi appassionano di più della separazione delle carriere”, osserva ancora Carlo Nordio, “Livatino era una persona integerrima che è stato ucciso dai mafiosi e noi ci chiediamo: perché? Dov’è la giustizia divina? Dov’era la giustizia divina mentre veniva ucciso dai briganti? È la domanda che si fa il laico, ma anche l’uomo religioso”. “Perché il giusto viene punito?”. La risposta, ha detto Nordio, “si trova solo nel Nuovo Testamento perché il Creatore si è immolato sulla Terra per redimere i peccati altrui. Si è messo alla pari del reo che viene punito. L’ingiustizia è stata riparata dal Creatore del mondo. È questa la visione di Livatino. Ed è questa la differenza”, ha infine sottolineano Carlo Nordio, “tra il servitore dello Stato e il santo”.

Br, il ricorso alla Corte Ue

Durante l’incontro il ministro della Giustizia ha fatto un riferimento alla speranza di un ricorso alla Corte Europea di Giustizia da parte del Governo Italiano in riferimento agli attentati delle Brigate Rosse. “Questo è quello di cui abbiamo discusso in questi giorni dopo la sentenza della Cassazione francese. E’ una via molto ardua”, ha spiegato Nordio, “una via molto incerta, ma come ho già detto anche assicurando i familiari delle vittime non lasceremo nulla di intentato per cercare di ottenere alla fine giustizia concreta anche nei confronti di questo”. Il ministro della Giustizia ha inoltre puntualizzato. “Ho incontrato il mio omologo varie volte, ci siamo sentiti anche di recente. Lo ringrazio purché il ministero della giustizia francese ha dato la massima collaborazione che non sempre c’era stata negli anni precedenti per la procedura di estradizione. La magistratura”, ha infine sottolineano Carlo Nordio, “è indipendente, sovrana, autonoma, quindi nessuno della politica francese o italiana ha potuto interferire”.

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