Una recente ricerca scientifica realizzata a New York ha rivelato la presenza nella metropoli di oltre un milione di “Rattus norvegicus” (topi norvegesi) positivi al virus responsabile della pandemia di Covid-19. La stima del numero di roditori contaminati che popolano New York City (circa otto milioni) è stata effettuata da un team di ricercatori statunitensi guidati dagli esperti dell’Università del Missouri in collaborazione con gli scienziati del Ramo Malattie Virali del Walter Reed Army Institute of Research.
Lo studio pubblicato sulla rivista scientifica “mBio” indica che questi animali risultano suscettibili alle varianti Alpha, Delta e Omicron, 3 delle 5 varianti segnalate come “allarmanti” dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Ciò che preoccupa gli scienziati è che i roditori possano diventare un veicolo di sviluppo di nuove varianti potenzialmente in grado di contagiare l’uomo attraverso lo “spillback” (il contagio di ritorno); il passaggio dall’uomo all’animale e nuovamente all’essere umano è stato individuato in un solo allevamento di visoni in Danimarca, confermato dagli studiosi come un evento molto raro.
I ricercatori, guidati dal professor Xiu Feng Wan, direttore presso il Center for Influenza and Emerging Infectious Diseases, non hanno ancora tratto delle conclusioni dai primi due studi: in uno sono stati analizzati i campioni biologici di topi catturati a New York, poco lontano dalle fogne e dai parchi, mentre nell’altro hanno analizzato in laboratorio la suscettibilità dei topi a varie varianti del SARS-CoV-2. Il professor Wan ha segnalato che servono ulteriori osservazioni e altri studi per capire quale minaccia effettivamente può essere rappresentata dai roditori nello sviluppo di nuove mutazioni e quale possibilità ci possa essere di infettare l’uomo.