venerdì, 22 Novembre, 2024
Lavoro

Incentivi per imprese e sviluppo. Aiutare chi crea lavoro stabile

Il Governo attui scelte coraggiose per chi produce e offre buste paghe vere ai giovani

Un Consiglio dei ministri che riordina gli aiuti alle imprese deliberando un nuovo “codice degli incentivi” e la prossima riunione sulla riforma della previdenza e del lavoro prevista per il 28 febbraio. Due iniziative che solo ad alcune condizioni possono riaprire un nuovo orizzonte socio economico positivo per il Paese. La cautela rispetto agli annunci è d’obbligo. Dopo anni di riforme mancate di risultati deludenti e controproducenti i dubbi sono reali. Gli entusiasmi per le riforme vanno messe alla prova dei risultati perché c’è il rischio di illudere ancora le piccole imprese e i giovani che cercano un lavoro. Le prime come è noto portano il peso di tassazioni e di leggi che favoriscono i grandi gruppi lasciando solo le briciole al “piccolo e bello”, mentre l’orizzonte dei ragazzi è quello di emigrare o intraprendere carriere discontinue e stipendi bassi.

Salvare imprese e giovani

Le piccole aziende sotto pressione e i giovani delusi sono due facce di una stessa medaglia. Quella di un errore che ha portato ad incentivare un perenne assistenzialismo (anche quando irrazionale e non dovuto), a scapito delle politiche attive del lavoro e di aiuti veri alle imprese. Oggi le cronache raccontano di una crisi lamentata dalle aziende che non trovano centinaia di migliaia di figure professionali, da quelle manuali e quelle di specializzazioni tecniche di alto profilo, e dall’altra giovani che non intercettano un lavoro adatto alle loro aspettative professionali ed economiche. Bisognerebbe indagare il perché di questo paradosso che costa molto allo Stato e frena lo sviluppo del Paese. C’è un problema di fondo ed è la mancata visione concreta della realtà, di come sono organizzati i benefici, della confusione di norme e di controlli sugli incentivi, l’efficacia delle misure adottate e messe in campo.

Aiuti certi solo a chi assume

Il Governo con la riforma degli incentivi alle imprese oggi prova a dare “piena efficienza” agli interventi, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso spiega che il “provvedimento nasce dalla necessità di avere una riforma organica per fermare la giungla degli incentivi”. Fondi che sono arrivati a 25 miliardi l’anno. Una cifra considerevole che non riesce tuttavia a dare una spinta alla crescita del Paese, e creare occupazione stabile. Stando ai dati 2021 (ultimo anno di rilevazione) il sistema di aiuti nazionale ha fatto registrare un numero complessivo di 1.982 interventi agevolativi, di cui 229 delle amministrazioni centrali e 1.753 delle amministrazioni regionali. C’è da chiedersi che giro e che fine hanno fatto questi incentivi distribuiti così generosamente dallo Stato. Non ci sono prove che davvero i soldi dati abbiamo prodotto un cambio di passo nella occupazione.
Altra questione a cui si cerca di porre rimedio, sono i circa 40 “bonus” di cui si possono avvalere gli italiani che costano 112,7 miliardi di euro l’anno. La stima è della Cgia di Mestre che a conti fatti rivela che sono troppi e non sempre arrivano a destinazione di chi ha davvero necessità. Quindi soldi dati senza che ci sia un controllo minuzioso sulla reale situazione dei beneficiari.

Serve una svolta coraggiosa

Da questo scenario confuso e contraddittorio possiamo uscirne? È un interrogativo serio sul quale riflettere. Siamo convinti che il Governo può indicare una svolta efficace ma su questo tema non ci sottraiamo dall’indicare una via che a noi pare (ma anche ai Sindacati, alle Parti sociali e Associazioni di categoria) la più semplice. Incentivare in modo concreto, efficace e diretto il lavoro. Le imprese che assumono e i giovani che vogliono contribuire alla crescita del Paese. Bisogna dare sostegni rapidi e certi, a chi crea occupazione.

Ridurre le tasse e incentivare le buste paghe. Dare alle imprese che desiderano e assumere sostegni veri e non incentivi finti, burocraticamente vincolati a norme, nazionali ed europee, che creano solo intrecci legali che avviliscono e disorientano. La svolta è possibile, ma serve coraggio nel vedere le cose come stanno e come cambiarle. Vedremo già dalle prossime settimane se si vorrà intraprendere una nuova strada. Sarebbe una novità importante confrontarsi con la realtà e non con norme e programmi irreali fatti per frenare e non per far correre l’Italia.

 

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