mercoledì, 18 Dicembre, 2024
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“Immagini di una rivoluzione” e subito dopo è stato rilasciato Jafar Panahi

“Immagini di una rivoluzione”, così si intitola la rassegna di cinema iraniano contemporaneo, che si è tenuta alla Sapienza presso il Teatro Nuovo Ateneo, dal 31 gennaio al 2 febbraio 2023, con la presentazione di 11 opere tra lungometraggi, documentari e cortometraggi di registe e registi iraniani che operano sia in Iran che nella diaspora. Durante i giorni della rassegna il regista Jafar Panahi aveva annunciato lo sciopero della fame, per tornare libero o liberare, attraverso la morte, il suo corpo da un regime assassino, che lo considera un nemico per aver usato l’arte come altezza della stessa vuole: raccontare la verità.

“Ho utilizzato tutti i mezzi legali per ottenere il rispetto dei miei diritti. Oggi, come molte persone intrappolate in Iran, non ho altra scelta che protestare contro questi comportamenti disumani con ciò che ho di più caro, che è la mia vita”, ha scritto in una lettera pubblicata dai familiari. E proprio a conclusione della rassegna in Sapienza, è giunta la notizia della sua scarcerazione su cauzione. Ricordiamo che il suo film “Gli orsi non esistono” è stato girato in clandestinità e presentato in concorso alla 79^ Mostra del Cinema di Venezia, dove è stato premiato con il Premio speciale della giuria; il film di Panahi è stato definito dalla critica “un inno alla libertà e al potere del cinema”.

Il regista non ha potuto essere presente a Venezia perché arrestato nel luglio 2022 con l’accusa di propaganda contro il regime iraniano e condannato a sei anni di reclusione, che stava scontando nella prigione di Evin, tra lo sdegno e la mobilitazione del cinema internazionale. Per questa ragione la rassegna-dibattito realizzata in Sapienza ha una particolare rilevanza, anche simbolica: qui si forgia il futuro dei nostri giovani, che non possono (nessuno di noi può) ignorare il grandissimo esempio di coraggio e l’altissimo prezzo che i loro coetanei, e tutto il popolo iraniano, stanno pagando per la liberazione da un regime di disumana efferatezza.

L’evento è stato allestito dal Dipartimento Istituto italiano di studi orientali in collaborazione con I-noor, ente organizzatore del “Nostalgia Film Festival” (Milano, 16-18 settembre 2022), primo festival dedicato esclusivamente al cinema iraniano in Italia. La rassegna, aperta dai saluti della rettrice Antonella Polimeni, della preside della Facoltà di Lettere e filosofia Arianna Punzi e del direttore del Dipartimento Istituto italiano di studi orientali – Iso Franco D’Agostino, ha visto una buonissima partecipazione di pubblico nel Teatro che è stato messo a disposizione per l’evento dal Professore Franco Piperno. “L’Iran sta passando in questi ultimi mesi una delle crisi politiche e sociali più significative della sua storia recente.

Iniziata dalle donne, la rivoluzione – perché oramai di questo si tratta, cioè di rivendicazioni che mirano al cambiamento radicale della società – vede la partecipazione di ogni strato della popolazione, senza distinzione di sesso, censo e religione.

La Rassegna di cinema iraniano contemporaneo al Teatro Ateneo di Sapienza ha voluto rappresentare un momento di riflessione culturale sia dentro che fuori l’Ateneo per discutere delle implicazioni sociali e politiche a livello locale e internazionale del grande e coraggioso movimento di popolo che sta sconvolgendo l’Iran e, con lui, il Medio Oriente e il mondo intero.” Ha commentato il Professore Franco D’Agostino che ha richiamato le voci più autorevoli sulla realtà iraniana, per dibattere col pubblico storia, situazione e prospettive di un popolo straordinario che sta soffrendo infinitamente per “la donna, la vita, la libertà” e per “l’uomo, la patria, la rifondazione”. Abbiamo ascoltato attenti l’analisi di Alberto Negri, giornalista inviato da oltre quarant’anni in Iran, che ha sottolineato “fare una previsione sul futuro dell’Iran è difficile, perché la situazione interna del paese vede la rivoluzione delle donne che incontra la crisi economica attuale; non dimentichiamo che l’Iran sta affrontando un’inflazione del 60-70% e una perdita del valore della moneta di oltre il 40%. Questa rivoluzione inoltre contesta uno dei pilastri di regime: l’applicazione della legge islamica.

Per ora la repressione dura di regime ha prevalso, perché il movimento rivoluzionario ha due problemi: assenza di leadership politica e esigenza di saldare diversi strati della società, coesi verso un obiettivo comune. Ma se si agisce con continuità e coesione gli equilibri in campo possono cambiare. Certamente parliamo di un popolo che ha grande coraggio, temprato a soffrire, anche molto se necessario, per esprimere la propria opinione.”

La rassegna è stata chiusa dal film “ Le onde tenui del mare amico” di Amir Kaveh, che dice: “Il mio film nasce dalla voglia di raccontare la mia esperienza di immigrato e quella di alcuni intimi amici, sospesi tra la voglia e la ricerca della libertà e di un futuro migliore e la nostalgia del proprio paese. La mia urgenza narrativa è nata dalla voglia di dare voce ad un mondo sommerso di persone che non riescono a riconoscersi né nel mondo dal quale provengono né in quello nel quale arrivano, rimanendo così in un limbo di invisibilità. La mia esperienza decennale sui set come aiuto regia di registi quali Abbas Kiarostami eBahman Farmanara, primi fra tutti , mi ha insegnato che si può fare cinema anche con pochi mezzi, purché si abbia qualcosa da raccontare.

Ecco perché, sebbene da all’inizio non sia stato semplice, ho deciso ugualmente di provare a raccontare, attraverso il cinema, la mia è le altrui storie di immigrazione. L’idea di dedicare uno spazio al cinema iraniano è legato, soprattutto in questo momento storico così delicato per il mio paese, alla voglia di raccontare la società iraniana a tutto tondo ed in tutte le sue sfaccettature. La questione iraniana, infatti, non è iniziata da quattro mesi, proteste e manifestazioni ci sono sempre state, è che l’informazione non arriva sempre in maniera efficace”. Un film da vedere assolutamente.

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