Antonio Giordano e Massimo Petrone, due personalità italiane di spicco, sono entrati nel Board della National Italian American Foundation. In questa intervista ci spiegano i loro programmi e la loro idea dei rapporti tra Italia e Stati Uniti d’America.
Dott. Petrone, nell’ottobre scorso lei è entrato a far parte del Consiglio di Amministrazione della NIAF (National Italian American Foundation). È anche un riconoscimento al grande lavoro che lei ha svolto in passato nell’Am Cham, la Camera di Commercio americana in Italia. Ci parli di questa esperienza.
È vero, ho avuto l’onore ed il privilegio di essere stato nominato nel Board of Directors della Niaf ad Washington D.C.
Voglio ringraziare il mio Grande Amico, il Prof. Antonio Giordano, che mi ha presentato agli altri componenti del Board e che poi mi hanno accolto in maniera molto amicale ed affettuosa.
Rappresento la Camera di Commercio Americana per la Campania e ricopro il ruolo di Presidente Operativo del Comitato Sud Italia il nostro obbiettivo è quello di intensificare e migliorare sempre più i rapporti tra Italia e Stati Uniti di America dal punto di vista economico, commerciale, turistico, e favorire anche gli scambi di idee ed di libertà e progresso culturale e scientifico.
Il grande lavoro di squadra di questi anni è stato di coinvolgere realtà di eccellenza del Mezzogiorno che si riconoscono non solo nelle opportunità che offre il mercato americano ed italiano ma soprattutto nella forza imprenditoriale che si fonda sui valori condivisi transatlantici.
Far parte del vertice della Niaf è sicuramente motivo di orgoglio ma è anche un impegno. Quali obiettivi vi prefiggete prefigge durante il vostro mandato?
GIORDANO: L’obiettivo principale è quello di creare sinergia tra i due paesi. Implementare lo sviluppo culturale ed economico tra Italia e Stati Uniti. Ritengo la penisola una preziosa risorsa di menti mentre gli USA un paese che offre molte opportunità: insieme possono funzionare al meglio.
PETRONE: Il nostro obiettivo è quello di fare in modo che gli italo americani conoscano sempre più il nostro paese in modo da farsi anche promotori di nuove occasioni di sviluppo ed opportunità.
Italia e Stati Uniti sono legati da vincoli ideali e storici, rafforzati dalle recenti vicende internazionali. In tema di economia cosa pensate si possa fare per intensificare l’interscambio commerciale tra i due Paesi?
GIORDANO: Gli italoamericani sono ormai tra i protagonisti della vita sociale ed imprenditoriale dell’America, bisogna lavorare per una completa e definitiva integrazione, per superare i pregiudizi ed intensificare l’interscambio commerciale.
PETRONE: Gli italoamericani hanno un ruolo fondamentale negli States e quindi devono essere sempre pronti a promuovere gli interscambi tra i due paesi ed aiutare l’ intera popolazione ad essere maggiormente integrata e proattiva. Gli italo-americani hanno dimostrato sempre il loro impegno nel tempo.
È un onore condividere un posto nel Board che include figure che hanno fatto la storia dello spettacolo, della politica, della ricerca, e del business in America.
Il Made in Italy è da sempre un “must” per gli americani. Il Governo Meloni punta moto sull’italianità e ha rinominato il Ministero dello Sviluppo economico in Ministero delle imprese e del Made in Italy. Quale può essere la nuova frontiera del made in Italy nell’ottica di una cooperazione proficua tra Roma e Washington?
GIORDANO: Il made in Italy è un marchio di eccellenza indiscussa e dobbiamo essere bravi a fare in modo che tanti altri brand italiani, ben oltre alle famose 3 F (food, furniture e fashion) possano dimostrare la loro eccellenza nei vari mercati ed in quello americano, ad esempio il gusto, la bellezza e lo stile sono punti strategici L’Italia è sempre stata una potenza commerciale soprattutto nel settore manifatturiero e da alcuni anni le industrie italiane occupano posizioni di primo piano nel settore delle tecnologie.
PETRONE: Gli italoamericani, attraverso fondazioni come il NIAF, hanno il compito di sponsorizzare e divulgare sempre più la qualità dei prodotto italiano.
Il governo Meloni, sin da subito, ha fatto capire che è intenzionato a stringere sempre più rapporti internazionali al fine di implementarne una proficua cooperazione.
Non dobbiamo poi dimenticare settori di eccellenza come la medicina, il farmaceutico, l’ingegneria, e tanti altri ancora.
Un mio obiettivo è quello di promuovere il nostro mezzogiorno di Italia. Gran parte degli italo americani hanno le radici del sud.
Credo che sia giusto espandere i legami commerciali proprio con le loro terre d’origine ampliando anche gli arrivi turistici. Il mercato c’è. Non a caso la United Airlines riproporrà nuovamente da alla primavera il volo diretto tra Napoli e New York.
Sarebbe bello poi fare ripartire anche il volo giornaliero Palermo-New York che, dopo averlo annunciato, fu chiuso a causa della pandemia. Noi siamo fiduciosi, noi ci crediamo Viva l’Italia, viva l’America.
Prof. Giordano. Lei è un luminare della medicina di prestigio internazionale. La sua presenza nel Consiglio di Amministrazione della NIAF è un ulteriore testimonianza dei rapporti speciali che la legano anche professionalmente con gli Stati Uniti e le sue prestigiose istituzioni mediche. Ci parli delle sue esperienze con il mondo americano.
Da anni, ormai, sono stato adottato dagli Stati Uniti, ma l’Italia è sempre il mio punto di riferimento. Considero l’Italia una risorsa preziosa di cervelli che purtroppo, in alcuni casi, sono costretti a migrare all’estero per potersi esprimere al meglio ed implementare le proprie peculiarità. Se c’è un lato positivo della pandemia Covid-19 è proprio quello di aver fatto emergere il fondamentale contributo della ricerca scientifica italiana che si è distinta isolando a Roma la sequenza del nuovo coronavirus. Il NIAF rappresenta 20 milioni di italiani negli Usa, molto probabilmente italiani che sono stati costretti ad emigrare per poter lavorare in condizioni migliori; e nel caso dei ricercatori queste migliori condizioni si esprimono nel maggiore riconoscimento della professione ma anche nelle minori lungaggini burocratiche che sono costretti ad affrontare qui in Italia e che rallentano e complicano questo difficile lavoro.
L’America mi ha dato e continua a darmi tanto, ed io continuo a ringraziarla e a collaborare con l’Italia per un bene comune.