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Contante meno caro delle carte di credito?

venerdì, 18 Novembre 2022
2 minuti di lettura

Mentre divampa la polemica sul contante, e immaginando – con qualcuno che ancora ci crede – che i criminali e gli evasori del mondo in questo momento stiano contando le banconote dei loro affari, la Banca d’Italia pubblica un report sui costi dei conti correnti, come ogni anno, che ci fornisce un dato allarmante, ma non sul contante, questa volta.

Le spese per la gestione di un conto corrente bancario nel 2021 sono aumentate di circa il 4% rispetto al 2020. Mediamente, cioè, un conto corrente costa ad un cittadino italiano 95 euro ogni anno, anziché 91.

Ma il dato potrebbe non costituire una spaventosa rivoluzione sul bilancio familiare degli italiani, per cui lo prendiamo “a prestito” per evidenziare un’altra cosa: la strumentalità delle polemiche sul tetto al contante.

Il costo di quest’ultimo, sempre pubblicato ufficialmente, è inferiore, anche volendone immaginare uno per il suo utilizzo.

Ma la sorpresa, per noi attesa, è che a far lievitare i costi addebitati ai clienti bancari ci sono quelli per l’emissione e gestione delle carte di pagamento (bancomat e carte di credito). Ma come? Non dovrebbero essere queste, in una immaginaria (ed auspicata dai più) “cashless society”, le più a portata di cittadino? Le più sicure, convenienti e diffuse da usare ed accettare in pagamento?

Aggiungiamo che circa 4 milioni di nostri connazionali risiedono in comuni (oltre tremila) che non hanno nemmeno uno sportello bancario, e che negli ultimi 10 anni le banche hanno chiuso 11.231 sportelli (dati Codacons). La domanda nasce spontanea: chi dovrebbe consegnare loro una carta di credito in questi comuni? E se anche l’avessero, pensiamo al bancomat, dove preleverebbero o spenderebbero? A proposito: giova ricordare che i bancomat nascono per essere utilizzati per prelevare contante quando non ci si trova allo sportello della propria banca fisicamente, ove si viene riconosciuti e si può prelevare senza addebito di commissioni. Poi la funzionalità è stata estesa, sempre più (e comodamente) alla possibilità di “pagamenti” mediante gli apparecchi Pos. Quindi sono tutti fuorilegge coloro che si avvicinano ad un atm e prelevano il proprio denaro?

Ad abundantiam, uno studio appena pubblicato da Visa, leader nell’emissione di carte di credito, evidenzia come per l’89 per cento degli esercenti italiani il futuro dei pagamenti sarà sempre più digitale. Essi lo vedono addirittura, il digitale, come veicolo per l’ampliamento delle possibilità di business e di sicurezza nei pagamenti.

Ma come: non sono – codesti esercizi – additati per la maggior parte come produttori di evasione fiscale nel nostro paese? Ora che, poi, hanno a disposizione più clienti (ma quali?) che potranno spendere in contanti “grandi somme” (fino a 5.000 euro, ricordiamolo) per comprare borse, cappelli, vestiti, abiti di lusso, prestazioni professionali, viaggi, eccetera? Tra l’altro un analogo lavoro promosso da Facile.it pone il dato del 62% degli italiani favorevoli al tetto al contante, e pure basso.

Morale: forse non siamo poi così tanto evasori, quantomeno nella testa. E siccome le analisi si fanno sulla base dei dati rilevati sul mercato direttamente, ci fideremmo maggiormente di questi. Uniti a quelli delle Autorità, che ci consegnano una lista di operazioni antimafia e contro gli evasori che vedono le indagini finanziarie concentrate su conti correnti, società e strumenti di pagamento elettronici, cryptoasset e finanza digitale, che devono veramente allarmarci.

Direttore Crst

Ranieri Razzante*

Dottore commercialista e Revisore dei conti, Avvocato in Roma.
Consigliere per la Cybersecurity del Sottosegretario alla Difesa.
Docente di “Intermediazione finanziaria e Legislazione antiriciclaggio” nell’Università di Bologna (sede di Forlì), e di “Diritto dell’Economia” presso l’Università di Cassino e del Lazio Meridionale.
Docente titolare altresì di “Legislazione antiriciclaggio e antiterrorismo” presso gli Istituti di Istruzione delle Forze dell’ Ordine.
È stato Consulente della Commissione Parlamentare Antimafia.
Fondatore e Presidente dell’Associazione Italiana Responsabili Antiriciclaggio (AIRA). Dirige il “Centro di Ricerca sulla Sicurezza ed il Terrorismo” (CRST) in Roma.
Opinionista TgCom 24 e Rai su tematiche legate alla Sicurezza e alla Geopolitica.
Direttore delle riviste “Diritto penale della globalizzazione” e “Antiriciclaggio & Compliance”.

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