Nel 2015, mentre Bashar al-Assad stava perdendo la sua guerra per rimanere al potere in Siria, chiese ed ottenne l’intervento militare russo. Il presidente Barack Obama, all’epoca reagì dicendo: “Un tentativo da parte di Russia e Iran di sostenere Assad e cercare di pacificare la popolazione li terrà bloccati in un pantano, e non funzionerà”. Non andò così. L’esercito russo, guidato da alcuni degli stessi ufficiali che ora comandano la guerra di Putin in Ucraina, ottenne una vittoria inaspettata su un popolo brutalizzato, mentre un mondo forse troppo “distratto”, si era auto illuso che la Russia non ce l’avrebbe fatta. La chiave del successo della Russia in Siria fu il massacro deliberato, indiscriminato e massiccio di civili. I soccorritori di Aleppo riferirono che i loro automezzi ed il quartier generale furono tra i primi obiettivi ad essere colpiti. La conseguenza fu drammaticamente immediata: Quando le persone rimanevano sepolte sotto le macerie, nessuno andava in loro soccorso, oppure impiegavano più tempo per arrivare.
Questo è l’approccio che Putin, con l’assistenza dei droni iraniani, sta adottando anche in Ucraina. Lunedì, secondo le stime del sindaco Vitali Klitschko, gli attacchi russi hanno lasciato l’80% dei residenti di Kiev senza acqua. Anche decine di impianti energetici sono stati colpiti. Il ministero dell’Economia ucraino stima che dall’inizio della guerra, circa 130.000 edifici siano stati distrutti dagli attacchi russi, comprese 2.400 scuole.
La strategia è chiara. Putin sta tentando di congelare, far morire di fame e terrorizzare il popolo ucraino privandolo delle forniture idriche e delle infrastrutture energetiche, aspettando l’inverno, nella speranza di costringere Kiev ad accettare un armistizio, con cui rinunci alla maggior parte dei territori occupati. Se ciò accadesse, oltre che una vittoria per Putin, sarebbe anche un incoraggiamento per altri suoi pari. Ali Khamenei sta cercando di reprimere nel sangue le proteste in Iran che sempre più assumono le fattezze di una vera e propria rivoluzione. Xi Jinping non ha fatto mistero di voler sottomettere Taiwan con ogni mezzo. In Ucraina è in gioco molto di più del destino dell’Ucraina stessa.
Cosa può fare il mondo per fermare tutto questo? Di sicuro può fare di più e, soprattutto può farlo più velocemente. Occorre passare a un approccio che rimanga costantemente al passo con il ritmo della guerra e del tempo. Gli ucraini, il cui Paese è grande due volte l’Italia, hanno bisogno di sistemi di difesa adesso.
Possiamo anche cominciare a chiamare le azioni che compiono i russi in Ucraina con il loro nome. Le distruzioni sistematiche da parte dei russi di infrastrutture critiche ucraine sono “atti di puro terrore” e “crimini di guerra”.
Altra iniziativa sicuramente efficace, sarebbe quella di trasformare le riserve estere congelate alla Russia in un “Fondo di garanzia” per la ricostruzione dell’Ucraina. Il Cremlino ed i cittadini russi dovrebbero essere informati che ad ogni criminale attacco missilistico sferrato, corrisponderà un versamento di centinaia di miliardi di euro di riparazioni, con risorse prelevate da tale fondo di garanzia.
Infine, occorrerebbe avvertire i leader iraniani che le loro fabbriche UAV saranno prese di mira e distrutte se continueranno a fornire droni kamikaze alla Russia. Secondo la valutazione francese e britannica, confermata anche dal Dipartimento di Stato americano, la fornitura di droni iraniani ha violato la risoluzione 2231 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Tale risoluzione, legata all’accordo nucleare iraniano, vieta i trasferimenti iraniani di alcune tecnologie militari. Se Teheran dovesse restare impunita, nonostante la sua evidente complicità con i massacri di massa perpetrati dai russi in Ucraina utilizzando i suoi droni, non avrà motivo di temere alcuna ritorsione in futuro per qualsiasi altra violazione.
Ogni paese dovrebbe essere avvisato che il conto da pagare, per l’aiuto fornito a Mosca nella sua scellerata guerra di aggressione contro l’Ucraina, sarà elevato.
Hanno ragione i politici a riflettere attentamente su quali rischi valga la pena correre e quali sacrifici l’opinione pubblica europea e d’oltre oceano sarà disposta a sostenere. In questo momento, tuttavia, il rischio maggiore è che Putin utilizzi la stessa strategia del terrore utilizzata in Siria, proseguendo i massacri in Ucraina mentre è ricoperta di neve.
L’inverno sta arrivando. Aiutiamo l’Ucraina a prevalere prima che arrivi il gelo.