Il termine spread, tradotto in italiano vuol dire “ampiezza”. Lo spread al quale i giornali si riferiscono è l’ampiezza, la distanza che si misura tra il rendimento dei titoli di Stato (BTP in Italia, Bonos in Spagna, ecc..) con scadenza a 10 anni, con i BUND (tedeschi) della Germania.
Lo Spread è espresso in punti, ogni 100 punti c’è una differenza dell’1% tra il rendimento tedesco e quello del titolo a cui viene confrontato.
In Italia si calcola con molta semplicità la differenza tra il nostro BTP a 10 anni ed il BUND tedesco analogo e si danno segnali di disastri imminenti o di riprese immediate.
Se lo SPREAD oggi è 200 significa che i BTP italiani rendono il 2% in più dei BUND sulla scadenza decennale.
La circostanza che un titolo di Stato di un Paese abbia un rendimento elevato esprime una condizione di maggior “rischio”, perché il mercato lo ritiene poco affidabile e, se il fatto è abbinato ad un elevato debito pubblico, il mercato spesso reagisce immediatamente.
È importante però chiarire che, in area EURO, tutti gli Stati sono garantiti dalla Banca Centrale Europea (BCE), quindi non c’è per loro alcun rischio di default. Persino la gravissima crisi della Grecia del 2015 si è risolta positivamente grazie agli aiuti europei e a una rigorosa politica di risanamento del bilancio.
Tuttavia reazioni finanziarie dovute solo all’innalzamento dello Spread Bund-BTP rappresentano la superficialità di alcuni mercati, non sempre gestiti da esperti professionisti, e di come a volte il senso di preoccupazione sia esagerato rispetto alla realtà.
La vera crisi va valutata, oltre che dallo Spread BTp-Bund, da un altro Spread che si muove in modo molto più aggressivo: è quello che misura la differenza dei rendimenti tra i BTp a 10 anni e quelli a 2 anni.
È questo lo Spread che seguono gli operatori finanziari più esperti; infatti è quello che indica la probabilità di una fuga di capitali dall’Italia.
La sostanziale differenza tra i due Spread è che quello calcolato su BTP/BUND indica una situazione di pericolo quando si impenna, quello calcolato sul rendimento Titoli a 10 anni Vs quello a 2 anni deve essere valutato al contrario: più è alto meglio è. Se quest’ultimo Spread si avvicina a quota zero vuol dire che gli investitori non si fidano più della capacità del governo di dare equilibrio ai conti pubblici.
Infatti se il rendimento dei titoli a breve (2 anni) si avvicina o pareggia il rendimento dei titoli a lungo termine (10 anni) i “mercati” iniziano a valutare seriamente l’ipotesi di una recessione o, ancora peggio, di un default di Stato.
La nostra storia ci indica che nel 2011 lo Spread BTP 10-2 anni arrivò ad essere addirittura in negativo: i titoli a 2 anni rendevano 66 punti base in più rispetto ai Titoli a 10 anni. Ma pochi giornali ne parlarono.
Noi de la Discussione teniamo d’occhio questo Spread, e vi terremo informati.