Il tragico declino del fenomeno migratorio dei lavoratori europei nel Regno Unito, dovuto alla fine della libera circolazione delle persone sancito da Brexit, ha colpito il settore dell’hospitality e dei servizi. I settori hanno perso rispettivamente circa 98.000 cittadini europei a giugno 2021, mentre i servizi di supporto, quali ad esempio i servizi di pulizia le manutenzioni, hanno perso 64.000 lavoratori di origine UE.
L’osservatorio sull’immigrazione presso l’università di Oxford e Re Wage, un gruppo indipendente di esperti, assumono che Brexit abbia solo ulteriormente esasperato il fenomeno della cronica carenza di lavoratori, a cui hanno contribuito anche altri fattori quali la pandemia, i prepensionamenti, l’alto tasso di occupazione europea e la carenza internazionale di forza lavoro. Lo riferisce il quotidiano The Guardian.
Nel 2021 gli europei rappresentano solo il 5% della quota totale di visti emessi. Londra e la Scozia le regioni più colpite. Il report sostiene che i dati sinora disponibili lasciano presagire un crollo della immigrazione europea e con essa della forza lavoro “low wage” in UK. In ogni caso, secondo l’ufficio di statistica, il superamento delle misure di restrizione covid ha determinato un significativo aumento degli immigrati, complessivamente considerati. A marzo 2022 sono stati concessi 277.069 visti, il 129% in più rispetto a marzo 2021.