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Berlusconi su Mattarella non piace agli alleati e scatena il centrosinistra. Niente sparate non siamo nel 2018

sabato, 13 Agosto 2022
1 minuto di lettura

Il  vento che soffiava 4 anni fa è cambiato ma molti politici non se ne sono accorti. In questa campagna elettorale gli italiani non vogliono assistere a fuochi d’artificio né a drammatizzazioni polemiche. I cittadini si aspettano programmi e ragionamenti con i piedi per terra e non ne possono più di baruffe da avanspettacolo. Nel 2018 fu una gara a chi la sparava più grossa e questo portò al trionfo del populismo dei 5 stelle e all’avanzata di una Lega piena di promesse mirabolanti (e costosissime). Poi si è visto com’è andata.

Se Il M5S è passato dal 33% del 2018 ad uno scarso 10% previsto dai sondaggi il motivo è che quella stagione di demagogia è fallita ed è finita. Se La Lega, dopo il balzo al 34% nelle europee del 2019 oggi è data a meno della metà significa che quel modo di proporsi non funziona più. Se il 41% degli elettori non sa se e per chi andrà a votare  significa che non c’è un’offerta politica adeguata

Per questo tutti i partiti farebbero bene a pensare attentamente alle modalità della loro campagna elettorale. C’è una forte domanda di concretezza e di serietà cui bisogna dare risposte sia da destra che sinistra che dal centro.. Raccontare fiabe, eccitare gli animi, spaventare i cittadini, agitare fantasmi, mettere  in scena litigi al calor bianco non servirà a raccattare voti ma aumenterà la disaffezione dalla politica.

Anche gli strati sociali più svantaggiati e che stanno pagando i prezzi più cari della pandemia e dell’inflazione non ne possono più di sentirsi presi in giro da chi prefigura sconquassi in nome della giustizia sociale. Gli italiani sono stufi della demagogia e del populismo che stanno diventando sempre più un appannaggio di élites autoreferenziali lontane mille miglia dalle esigenze della gente comune.

L’inizio di questa campagna elettorale, purtroppo, non lascia ben sperare. Si sono visti già i primi annunci ad effetto. In questo contesto va apprezzata la prudenza con cui Giorgia Meloni si è mossa, invitando gli alleati a non fare promesse che non possano essere mantenute, tranquillizzando chi teme bruschi cambi di rotta nella politica internazionale ed evitando esasperazioni polemiche anche nel confronto duro con la sinistra. E gli altri?

Inutile illudersi che Conte possa resistere all’attrazione fatale alla demagogia. Ma dal terzo polo di Calenda e Renzi e da Letta ci si aspetta nelle prossime settimane un confronto su temi concreti con toni  rispettosi degli avversari e senza demonizzazioni. Un clima diverso sarà utile a tutti e convincerà molti ad andare a votare. Un bene per la democrazia.

Giuseppe Mazzei

Filosofo, Ph.D. giornalista, lobbista, docente a contratto e saggista. Dal 1979 al 2004 alla Rai, vicedirettore Tg1 e Tg2, quirinalista e responsabile dei rapporti con le Authority. Per 9 anni Direttore dei Rapporti istituzionali di Allianz. Fondatore e Presidente onorario delle associazioni "Il Chiostro - trasparenza e professionalità delle lobby" e "Public Affairs Community of Europe" (PACE). Ha insegnato alla Sapienza, Tor Vergata, Iulm e Luiss di cui ha diretto la Scuola di giornalismo. Scrivi all'autore

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