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NAVE OPEN ARMS, 77 MIGRANTI SI GETTANO IN MARE PER PROTESTA AL LARGO DI PALERMO. OPERAZIONE OPERAZIONI DI RECUPERO DELLA MOTOVEDETTA GUARDIA COSTIERA MOTOVEDETTE NAVI MIGRANTE RIFUGIATO RIFUGIATI SEA WATCH

Immigrazione: “Open Arms 1” salpa per la prima missione umanitaria

giovedì, 11 Agosto 2022
1 minuto di lettura

Dopo otto mesi di ostacoli amministrativi e di una meticolosa messa a punto, la nuova Open Arms 1 è pronta a lasciare il porto di Barcellona diretta verso le acque internazionali del Mediterraneo centrale per la sua prima missione umanitaria di ricerca e soccorso. Nei prossimi giorni raggiungerà la più grande fossa comune del pianeta, un tratto di mare in cui è già operativa la nostra barca a vela Astral, in missione di sorveglianza, assistenza e denuncia.

Nella stessa zona, quest’anno, più di 1.000 persone hanno già perso la vita nel tentativo di raggiungere l’Europa, secondo i dati dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim) e solo nell’ultimo mese più di 15.000 persone sono state localizzate alla deriva, conseguenza delle politiche migratorie stabilite dall’UE, che preferisce guardare dall’altra parte e non agire di fronte a una tragedia umanitaria di proporzioni enormi.

“Le due navi di Open Arms – si legge in una nota – ci permetteranno di adempiere al nostro impegno: proteggere la vita delle persone in condizioni di vulnerabilità e rispettare l’obbligo di qualsiasi imbarcazione o persona che si trovi di fronte a vite in pericolo in mare: non lasciare alcuna vita alla deriva. Ciò è previsto dal diritto marittimo internazionale e dalle convenzioni internazionali.

La Open Arms Uno salpa consapevole che centinaia di persone rischiano quotidianamente la vita in mare fuggendo da guerre, persecuzioni e povertà perché non ci sono canali legali e sicuri per farlo, che ancora oggi non esistono meccanismi di soccorso governativi strutturati, che le navi umanitarie sono l’unica presenza in grado di proteggere la vita e i diritti in acque internazionali, e che l’attesa per l’assegnazione di un porto sicuro di sbarco è tutt’altro che accettabile per le situazioni di emergenza che affrontiamo in mare”.

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