Il maltempo che ha sconvolto e sconvolge ancora il nostro Paese ha due cause distinte e fra loro complementari: i cambiamenti climatici provocati da un uso e abuso insensati delle risorse naturali e gestione perlomeno disattenta di un territorio strutturalmente fragile qual è il nostro.
Mentre abbiamo scarse possibilità di correggere da soli i fenomeni di inquinamento e di desertificazione provocati, a livello mondiale, da una mentalità predatoria sorretta da una deleteria corsa al profitto nei confronti della natura, sarebbe invece nelle nostre possibilità promuovere politiche di risanamento e di prevenzione di futuri disastri.
La bellezza di Venezia è sfigurata non solo dalle alte maree, dai pregiudizi di un ambientalismo elitario che, sommandosi alle complicazioni e alle contorsioni burocratiche e istituzionali che hanno bloccato per anni il completamento del Mose, cioè il sistema destinato a regolamentare gli effetti delle maree, ma anche dal transito delle enormi navi passeggeri del Canal Grande e dall’assalto di un turismo di massa di per sé incompatibile con le dimensioni e la particolare struttura della città.
Lo stesso discorso, quello della assenza di capacità di programmazione e di prevenzione, vale per tanta parte del nostro territorio, dove si è costantemente ridotta, nonostante gli allarmi, la superficie agricola per dare spazio a colate di cemento che, saldate alla sempre più scarsa manutenzione delle aeree boschive, hanno compromesso equilibri che avevano retto per secoli.
Non solo la cattiva politica, ma anche i media, la stessa scuola e i nuovi mezzi di comunicazione di rapporti sociali hanno concorso a cancellare o attenuare, fino al limite, l’attenzione verso l’Italia dei borghi e delle campagne e a rendere fastidioso e innocuo ogni richiamo per una discusa coscienza ambientale.
Bisogna quindi invertire questo andazzo cogliendo anche l’emergere fra i giovani, sia pure minoranze, di disponibilità e di volontà orientate ad attività agro pastorali, gestendole con tutte le risorse della tecnica, e a ripopolare i nostri meravigliosi paesi.
Sarebbe perciò opportuno che i cattolici diventino protagonisti di iniziative nella politica e si diano per bussola gli orizzonti e gli insegnamenti di Papa Francesco che è nella tradizione della Chiesa e nel nome del santo del quale ha preso il nome.